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Il Bitcoin è morto? L’allarme lanciato da Mike Hearn

lunedì 18 gennaio 2016, di Simone Micocci

Il progetto Bitcoin è fallito? Sì secondo Mike Hearn, uno dei più grandi sostenitori della moneta virtuale che in un’intervista recente ha dichiarato che il Bitcoin è morto.

Secondo Mike Hearn, i fondamentali intorno al progetto dei Bitcoin sono stati compromessi e questo porterà la moneta virtuale ad avere una tendenza di lungo periodo verso il ribasso. Per questo motivo Mike Hearn, che ha dichiarato di non credere più nel progetto Bitcoin, ha scelto di vendere fino all’ultima moneta virtuale in suo possesso.

Chi è Mike Hearn e perché le sue affermazioni sui Bitcoin hanno così importanza? Mike Hearn fino a pochi giorni fa è stato uno degli sviluppatori principali del Bitcoin. Infatti, cinque anni fa Mike Hearn aveva scelto di lasciare il suo impiego nell’azienda Google per potersi dedicare a tempo pieno sulla tecnologia dei Bitcoin. La fiducia in questo progetto col tempo è andata scemando e ciò ha portato Mike Hearn a rilasciare un’intervista in cui ha dichiarato di non credere più nelle potenzialità della moneta virtuale, in quanto il “Bitcoin è morto”.

Il Bitcoin è morto, le motivazioni di Hearn

Una delle motivazioni che hanno spinto Hearn a lasciare il progetto dei Bitcoin è quella riguardante la mancanza di una linea di programmazione condivisa tra gli sviluppatori della moneta virtuale. Infatti, la tecnologia dei Bitcoin ha alcune lacune fondamentali che hanno creato dei problemi molto importanti agli utenti. In realtà questi problemi potrebbero risolversi nel medio termine, ma a causa delle lotte interne questo non è possibile.

Nel dettaglio, per Hearn uno dei problemi principali del Bitcoin riguarda il limite nelle dimensioni dei blocchi delle singole transazioni all’interno della Blockchain. Hearn vorrebbe che questo aspetto della tecnologia dei Bitcoin venga modificato così da garantire il supporto a maggiori transazioni, ma alcuni sviluppatori non sarebbero d’accordo con questa linea.

Infatti, ha aggiunto Hearn, “il resto della community dei Bitcoin ha scelto di suicidarsi strozzando la Blockchain nella culla e per questo non esistono motivazioni per cui i Bitcoin potrebbero essere migliori del sistema finanziario reale”.

La motivazione principale che impedisce al Bitcoin di evolversi è quella di essere controllata da sole 10 persone e nessuna di queste ha una soluzione ai problemi relativi alla moneta virtuale. “È davvero ironico che il presupposto di una moneta democratica sia stato soffocato da un governo oppressivo”, ha aggiunto infine Mike Hearn.

Il Bitcoin è morto? La risposta degli esperti

Gabriele Domenichini presidente di Assob.it (Associazione per lo sviluppo delle tecnologie Blockchain) ha risposto alle dichiarazioni di Hearn, analizzando le prospettive future riguardanti il Bitcoin.

Domenichini ha confermato l’esistenza delle problematiche poste da Hearn, in quanto da qualche anno esistono due visioni diverse all’interno della comunità dei Bitcoin. Infatti, mentre una parte vuole che le transazioni siano gratuite per tutti, un’altra vuole che queste siano indipendenti da ogni controllo in modo che non possano essere censurate. Avere tutte e due sembra piuttosto impossibile.

Quello di Hearn quindi sarebbe stato più che altro uno sfogo contro la fazione della “fungibilità” dei Bitcoin, cioè di coloro che puntano a un approccio più complesso e cauto per la moneta virtuale che la porterà a diventare una “struttura di compensazione di reti di pagamento che agiscono al di fuori della Blockchain”.

Quest’approccio dovrebbe garantire un aumento del 60% della capacità transattiva dei Bitcoin, ma senza “scossoni a livello tecnico”.

Quindi il Bitcoin è morto? Secondo Domenichini no, per cui ancora una volta la notizia della morte del Bitcoin appare come “fortemente esagerata”.

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