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BNP Paribas sta trattando per la violazione delle sanzioni USA?
mercoledì 14 maggio 2014, di
Si riaccende l’attenzione su un fronte molto caldo per la Banca Nazionale del Lavoro quello delle possibili sanzioni che gli Stati Uniti potrebbero comminare all’istituto di credito italiano per la violazione di sanzioni nei confronti di Iran, Sudan e altri paesi appartenenti a quello che G.W. Bush, all’epoca delle guerre del Golfo, aveva soprannominato l’asse del male.
Secondo fonti vicine alla banca, il gruppo BNP Paribas starebbe negoziando con le autorità statunitensi il pagamento di una maxi multa di 3 miliardi di dollari, comminata in seguito all’istruttoria avviata proprio per accertare l’avvenuta violazione delle sanzioni internazionali da parte del gruppo spagnolo. Le indagini sono condotte dal dipartimento di Giustizia Usa, dal ministero del Tesoro americano, dall’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan e dal dipartimento dei servizi finanziari di New York.
Dal Wall Street Journal si è appreso recentemente che BNP Paribas tentò di nascondere transazioni di denaro verso paesi nemici degli USA attraverso la rimozione di codici bancari che avrebbero permesso di individuare l’origine stessa delle transazioni. Le incriminazioni, a livello penale, potrebbero riguardare verosimilmente, singoli dipendenti di BNP Paribas. Anche se c’è il grosso rischio che lo stesso istituto di credito vengo coinvolto in una vicenda legale che ne determinerebbe una profonda crisi e avrebbe, come portato, scosse sul sistema finanziario globale, una prospettiva tutt’altro rassicurante che, dopo consultazioni presso la Federal Reserve, avrebbe fatto preferire, anche alle autorità fiscali americane soluzioni negoziate e trattative tra le parti.
I primi rumors riguardanti la notizia erano circolati nei mesi scorsi, quando erano stati diffusi i dati relativi alla chiusura del quarto trimestre 2013. In quell’occasione Bnp Paribas aveva rilevato un crollo degli utili del 76% e aveva spiegato questo dato proprio con l’accantonamento di 1,1 miliardo di dollari, in via cautelativa, per far fronte alle spese che un contenzioso legale con gli Stati Uniti, per transazioni in dollari legate all’Iran e ad altri Paesi avrebbe potuto richiedere. Sempre nella stessa occasione, erano stati forniti altri dati poco rassicuranti come i costi di ristrutturazione e la svalutazione della stessa BNL, controllata dal gruppo BNP, per 186 milioni. Questi dati negativi, avevano lasciato in lasciato in ombra la crescita dei ricavi e del margine operativo lordo, che nel quarto trimestre 2013 ammontava a 127 milioni di euro e con un utile che ammontava a 4,8 miliardi.
Il gruppo bancario francese sarebbe solo l’ultimo dei nominativi di una lista nera delle autorità federali americane, che avrebbero messo alle strette anche Credit Suisse, la cui multa si aggirerebbe intorno ai 2 miliardi di dollari, per favoreggiamento dell’evasione fiscale e le americane Bank of America e Citigroup, incriminate per la circolazione di titoli tossici, garantiti da mutui che, non sono stati rimborsati e hanno causato gravi danni ai piccoli investitori.
