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Aumento delle tasse e riduzione dei redditi: famiglie italiane sempre più in crisi

lunedì 1 dicembre 2014, di Valentina Pennacchio

Uno studio della CGIA di Mestre ha evidenziato come gli italiani nel 2013 abbiano lavorato ben 158 giorni per pagare le tasse: 9 giorni in più rispetto alla media dei Paesi dell’Eurozona e 13 giorni in più rispetto ai 28 Paesi UE.

In sostanza gli italiani hanno lavorato dal 1 gennaio al 7 giugno non per sé stessi, per raggiungere una situazione di maggior benessere, ma per onorare gli impegni con Mister Fisco e pagare le 100 tasse che abbiamo già segnalato a carico dei cittadini.

Come se non bastasse la CGIA ha messo in luce il paradosso italiano, a cui molti contribuenti imputano le cause della crisi: le tasse sono aumentate il doppio dei redditi. La situazione stimata è la seguente: tra il 1995 e il 2013 il prelievo fiscale medio a carico delle famiglie italiane è cresciuto del 40%, contro il 19% dei redditi.

La ricaduta sui consumi è stata inevitabile: -13,4%, ovvero una riduzione media del potere d’acquisto pari a circa 5.500 euro per ogni famiglia italiana. Stesso trend negativo per la disoccupazione: se nel 2007 era al 6,1%, ora è al 12,6%.

Il dilemma su cui si focalizza l’attenzione è sempre lo stesso: l’Italia è uno dei Paesi più tartassati, eppure i servizi erogati dallo Stato sono di gran lunga al di sotto delle aspettative, come spiega il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi:

"Dalle infrastrutture alla sanità, dai trasporti all’istruzione, in molte Regioni la qualità e la quantità di questi servizi erogati è spesso inaccettabile. Con gli effetti della crisi che non accennano a diminuire e con una pressione fiscale che rimane su livelli record, i bilanci familiari rischiano di rimanere ancora in rosso, penalizzando anche quelli degli artigiani e dei piccoli commercianti che vivono quasi esclusivamente dei consumi del territorio in cui esercitano l’attività”.

Con il bonus degli 80 euro nel 2014 la situazione dovrebbe migliorare, ma la zavorra da affrontare è la tassazione locale, causa principale di questo vertiginoso aumento delle tasse, nonché, secondo Bortolussi

"risultato del forte decentramento fiscale iniziato negli anni ‘90".

Alla luce di ciò il paradosso è evidente: come possono uscire dalla crisi le famiglie italiane con una discrepanza così evidente tra redditi e tasse? Molti cittadini italiani da sempre lamentano il fatto che con l’avvento dell’euro la situazione sia degenerata: se prima uno stipendio di un milione di lire consentiva di far fronte alle spese ordinarie e sostenere i consumi, oggi uno stipendio di 1.000 euro mette a dura prova le famiglie. Se a ciò aggiungiamo il raddoppio delle tasse rispetto ai redditi dov’è la fine del tunnel? Per la crisi la parola fine è una sconosciuta.

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