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Alessandro Guzzini, Finlabo SIM: l’uscita dall’Euro sarebbe un evento drammatico, ma potrebbe diventare necessaria

lunedì 22 aprile 2013, di Marta Panicucci

Forexinfo ha intervistato Alessandro Guzzini, Chief Executive Officer della Finlabo SIM, su temi di politica italiana e internazionale. Prendendo spunto dal report mensile pubblicato dalla Finlabo SIM abbiamo proposto al dott. Guzzini alcune domande riguardo la situazione politica italiana, con i problemi derivati dalla mancanza di un governo, e sul sentimento di malcontento nei confronti dell’Europa aumentato in seguito alla gestione del salvataggio di Cipro. Ringraziando ancora il dott. Guzzini per la disponibilità proponiamo di seguito la sua intervista.

  • Per quanto riguarda la situazione politica italiana, nel vostro report di marzo avete sottolineato la necessità di trovare in fretta “l’unità di intenti necessaria per creare un governo di scopo che riunisca le forze più responsabili.” Ad oggi l’Italia non ha ancora un governo. Cosa ne pensa? Che conseguenze ha sul mercato?

Ogni ulteriore ritardo della politica Italiana rischia di aggravare una situazione economica già molto pesante. In particolare il rischio che vediamo è che se si dovesse andare direttamente alle urne il nostro paese potrebbe trovarsi privo dello scudo della BCE (ovvero del piano OMT) che richiede per l’eventuale attivazione l’avvio di un protocollo di intesa con il governo del paese richiedente. Inoltre le elezioni potrebbero trasformarsi in una sorta di referendum sull’Euro, con tutte le conseguenze del caso. In pratica rischiamo di assistere ad una situazione molto simile a quanto accaduto in Grecia lo scorso anno, quando le prime elezioni non produssero un parlamento stabile ed il paese dovette andare subito di nuovo alle urne, in un clima di incertezza pesantissimo.

  • A proposito del programma di Grillo avete scritto che “a fianco delle proposte condivisibili relative alla riforma della politica, è fatto di default, uscita dall’Euro, e di una lunga serie di proposte demagogiche”. Quali sono le proposte demagogiche del movimento 5 stelle? Pensa che gli investitori italiani e europei siano spaventati dal successo e dalle idee di Grillo?

Crediamo che Grillo rappresenti un elemento di novità interessante nella misura in cui si chiede una “moralizzazione” della politica ed un forte rinnovamento della classe dirigente. Allo stesso tempo però è evidente che da un punto di vista economico molte delle proposte di Grillo sono insensate o comunque non hanno alcun tipo di copertura finanziaria. Ad esempio la riduzione dell’orario di lavoro comporterebbe una grave caduta della competitività del paese, in un momento in cui invece le imprese Italiane stanno facendo un grandissimo sforzo per tornare ad essere competitive nei mercati internazionali. Allo stesso modo la riduzione dell’età pensionabile è una richiesta assurda alla luce dell’allungamento dell’aspettativa di vita e al fatto che l’Italia è già oggi uno dei paesi che ha la maggiore incidenza della spesa pensionistica sul PIL. Infine pur essendo in qualche modo condivisibile l’analisi fatta da Grillo sulla insostenibilità del debito pubblico Italiano, le minacce di default ed uscita dall’Euro non rappresentano certo una soluzione ad un problema estremamente complesso, che a nostro avviso dovrebbe essere risolto tramite un’ azione di riforma in Italia ed un lavoro in Europa per varare in tempi rapidi una qualche forma di Eurobond ed unione bancaria.

  • A breve ci sarà anche l’elezione del Presidente della Repubblica, pensa che anche questa decisione possa avere delle ripercussioni sull’andamento dei mercati? E a suo avviso quale potrebbe essere un nome “rassicurante” in tal senso?

Sicuramente le elezioni del presidente sono un passo importante: è necessario che il nome scelto sia autorevole, internazionale ed il più possibile super partes; un nome che possa unire e non dividere ulteriormente gli schieramenti. Francamente tra i nomi che sono circolati finora non ne vedo ancora uno che possieda tutti questi elementi: ad esempio il nome di Prodi che è stato appena avanzato da Bersani è sicuramente autorevole ed internazionale, ma è un nome che non facilita affatto un riavvicinamento tra le forze politiche.

  • Sempre nel vostro report di marzo si legge che avete registrato un “generale aumento del malcontento nei confronti dell’Europa, anche alla luce della soluzione raggiunta nel salvataggio del sistema bancario di Cipro”. Pensa che sia già iniziata o che possa iniziare una fuga di capitali dalle banche dei paesi più in difficoltà? Alla luce degli ultimi avvenimenti e delle spinte anti-europeiste sempre più forti, ritiene che per l’Italia sarebbe auspicabile un’uscita volontaria dall’euro?

Riteniamo che la “soluzione” adottata a Cipro rappresenti un passo indietro nella strada dell’unione bancaria. Infatti l’Europa non sembra voler prendere atto che la crisi che stiamo vivendo è una crisi di sistema che va affrontata e risolta con interventi di sistema, come fecero ad esempio gli Stati Uniti con il piano TARP di ricapitalizzazione del sistema bancario. L’approccio a “pezzi e bocconi” adottato dalla Troika crea un clima di estrema incertezza e non risolve in alcun modo i problemi strutturali dell’Europa. Come dice il premio nobel americano Stiglitz, l’Europa è ferma a metà: ci vuole più Europa o meno Europa. Certo è che un uscita dell’Italia dall’Euro sarebbe un evento drammatico, ma potrebbe divenire necessario se non si trova il modo di risolvere i problemi strutturali dell’Italia e se i Tedeschi continueranno ad opporsi a qualunque forma di monetizzazione e mutualizzazione del debito. Comunque anche un’ ipotesi di uscita dall’Euro andrebbe gestita da un governo autorevole, in grado di negoziare a livello Europeo un accordo di cooperazione, magari insieme ad altri paesi che si trovano in una condizione simile a quella Italiana.

  • Sul tema degli investimenti vorrei avere da Lei un commento sul successo della quarta emissione di BTP Italia. A questo proposito si è parlato delle clausole di azione collettiva valide per i titoli di stato emessi nel 2013; pensa che queste rendano l’investimento in BTP meno sicuro? È legittima la preoccupazione dei piccoli investitori a riguardo?

Noi rimaniamo prudenti sul debito pubblico Italiano, anche alla luce di una congiuntura economica che è ancora estremamente negativa, e di uno stock del debito che appare sempre più insostenibile, quantomeno agli attuali tassi di interesse. Ricordiamo infatti che l’Italia è uno dei pochi paesi in Europa che ha un avanzo primario dei conti pubblici (quindi prima del pagamento degli interessi sul debito), e quindi se la BCE potesse intervenire per portare a “zero” i tassi sul debito Italiano, l’Italia si porterebbe in un sentiero virtuoso di riduzione del debito e avrebbe probabilmente anche spazio per iniziare a ridurre la pressione fiscale.

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