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Abolizione Province, che cosa sta succedendo alla Camera?
lunedì 2 dicembre 2013, di
Abolizione delle Province, ecco saltare di nuovo fuori uno dei cavalli di battaglia degli ultimi esecutivi, da Berlusconi a Monti, passando per le ex larghe intese di Letta. Tagliarle, chiuderle, svuotarle: l’obiettivo perseguito ma mai raggiunto è sempre lo stesso, e cioè risparmiare i soldi che inevitabilmente lo Stato spende per il mantenimento di enti percepiti dai più come completamente inutili.
Le Province e la politica
Inutili per i cittadini, forse, ma non per i politici. Com’è ampiamente prevedibile, infatti, le tanto vituperate Province rappresentano un vero e proprio serbatoio di poltrone, consulenze e prebende di vario tipo. Senza considerare, poi, il fattore cruciale del consenso elettorale, che ad ogni consultazione popolare accresce il potere dei notabili locali, stimolando meccanismi di scambi di favori tra politica nazionale e locale, non sempre all’insegna delle trasparenza.
Il Governo Monti e la Corte Costituzionale
L’ultimo tentativo di far fuori le Province è noto ai più, ed è anche piuttosto recente. Infatti, il Governo Monti - esecutivo dalle grandi aspirazioni non sempre corrispondenti ai risultati effettivamente ottenuti - della spending review in generale, e dell’abolizione delle Province in particolare, fece autentico vessillo continuamente sbandierato nel corso della scorsa legislatura. Si scontrò, suo malgrado, con le rivalità tra i campanili che mal digerivano l’ipotesi di essere accorpati tra di loro, ma soprattutto con il conservatorismo di poltrone e potentati locali. Rilevata l’impossibilità di giungere a un accordo con le forze politiche presenti in Parlamento, si giunse all’improvvida decisione di ricorrere alla decretazione d’urgenza. Una scelta che si rivelò a dir poco azzardata, e che comportò - proprio per l’esecutivi "dei professori" - a una sonora bocciatura da parte della Corte Costituzionale.
L’abolizione delle Province oggi
Tornando ai giorni nostri, nonostante sia memore dell’infelice esperienza Monti sul tema, neanche il Governo targato Letta-Alfano ha saputo resistere alla tentazione di cavalcare l’onda del malcontento degli italiani sulla sempiterna questione delle Province, da anni in procinto di essere eliminate senza mai giungere all’epilogo finale. Ma per evitare il rischio della possibile mannaia della Consulta, si è deciso di intraprendere un doppio binario: un’apposita legge di revisione costituzionale, con l’obiettivo di lasciare nella nostra Carta solo i riferimenti a Regioni e Comuni, da una parte; un disegno di legge a firma del ministro per gli affari regionali Graziano Delrio per dare il via a una riforma basata sulla creazione di "enti di area vasta", dall’altra.
Il no di Forza Italia e M5s
Nonostante la questione provinciale sia uno dei pochissimi punti che possiamo trovare in comune tra il M5s di Beppe Grillo e la rinata Forza Italia del neo decaduto Silvio Berlusconi, entrambe oggi si sono trovate unite nel criticare il ddl Delrio, annunciando il loro voto contrario alla Camera dei Deputati. Una stroncatura sul nascere, quindi, che rischia di affossare un provvedimento destinato ad approdare nell’Aula del Senato, dove i numeri della maggioranza sono ancora più risicati, e il radicamento territoriale dei senatori rischia di riservare brutte sorprese.