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Riforma sostegno 2017, famiglie messe da parte dalla Buona Scuola. Ecco tutti i punti critici

lunedì 6 marzo 2017, di Francesco Scarpari

Riforma sostegno 2017, tra i punti critici della riforma contenuta nella legge sulla Buona Scuola ci sono le nuove disposizioni sull’inclusione degli alunni con disabilità: le famiglie sono, sostanzialmente, messe da parte.

La bozza di decreto legislativo che propone la riforma del sostegno è una delle norme più contestate del pacchetto che è stato recentemente varato dal Governo in attuazione della Buona Scuola. Le associazioni del settore e le parti sociali chiedono a gran voce il suo ritiro completo e non una sua mera riformulazione.

Le critiche alla proposta ora passata all’esame delle Commissioni parlamentari sono molte e puntano il dito su vari aspetti della riforma del sostegno. Cerchiamo di riepilogare quali sono i motivi più rilevanti di contestazione della proposta di decreto legislativo.

Riforma sostegno 2017: famiglie messe da parte dalla Buona Scuola

La riforma per il sostegno è stata oggetto di attriti con il Ministero in prima battuta per la progressiva messa da parte del ruolo delle famiglie nella determinazione del percorso scolastico dell’alunno diversamente abile.

Sotto accusa sono in particolare i Git, i Gruppi per l’Inclusione Territoriale. Composti da quattro dirigenti scolastici e due docenti, ce ne saranno circa 300 in tutta Italia: uno per ambito territoriale. Sono loro che avranno il compito di elaborare la quantificazione delle risorse di sostegno da attribuire ad ogni scuola. L’approvazione definitiva dovrà venire però dall’USR di competenza.

L’elaborazione dei progetti educativi e delle misure da attuare a seguito dell’approvazione della riforma del sostegno vedono perciò un arretramento del ruolo delle famiglie e, più in generale, di tutti quegli operatori che hanno esperienza diretta del ragazzo. Viene infatti lamentata una loro estromissione dalle procedure decisionali che impattano sostanzialmente con l’esperienza scolastica del bambino.

Il loro posto verrebbe assunto da gruppi a carattere prevalentemente medico-burocratico a tutto vantaggio, è sostenuto, del risparmio per le casse statali. Non si tratta, però, dell’unico punto critico della riforma del sostegno.

Riforma del sostegno 2017: l’aumento degli alunni nelle classi con disabile

La riforma del sostegno varata dal Miur è inoltre criticata per l’innalzamento del numero massimo di studenti per classe con alunno diversamente abile. Il tetto è fissato ora a 20, la riforma prevede di aumentarlo a 22.

Anche in questo caso si verrebbe a prefigurare una minore attenzione nei confronti dell’alunno con difficoltà. L’innalzamento del numero di scolari per classe finirebbe per mettere maggiormente in ombra il bambino con ricadute sul piano della sicurezza e della sua integrazione nel contesto scolastico.

Una riforma, denunciano le associazioni del settore, che è stata elaborata con l’intento di far cassa senza tenere conto delle esigenze dell’alunno. Un taglio alle spese e una razionalizzazione che verrebbe a colpire, come spesso accade, le fasce più sensibili della società.

Riforma del sostegno 2017: l’esclusione delle parti sociali

A completare il quadro è sottolineato l’atteggiamento del Miur che non ha preso in considerazioni le associazioni del settore e le parti sociali nel processo di elaborazione della riforma. Si è quindi venuta a formulare una legge "calata dall’alto" senza lasciare spazio a chi è effettivamente a contatto con situazioni di disabilità.

A tal proposito Margherita Franzese, insegnante di sostegno e una coordinatrice della Rete dei 65 movimenti, ha dichiarato a Orizzontescuola.it:

“Non abbiamo mai voluto partecipare alle audizioni perché risultasse chiaro il nostro disaccordo su questo modo di procedere. Le parti sociali devono essere coinvolte nel momenti in cui si scrive la delega, non essere messe di fronte al fatto compiuto e ricevere un contentino alla fine, quando si decide di modificare qualcosa.”

Aggiungendo inoltre:

“siamo stati chiari nell’affermare la nostra posizione, che è per il ritiro della delega. Abbiamo spiegato che non c’è nulla da salvare”

La riforma del sostegno quindi verrebbe a proporre una visione l’alunno con disabilità come un problema da risolvere sul piano economico-organizzativo e non come una persona con proprie esigenze e necessità da tutelare e accompagnare nel percorso scolastico. Una riforma che, viene denunciato, rappresenterebbe un incredibile passo indietro di decenni nella considerazione della disabilità in generale e nell’ambito scolastico in particolare.

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