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Prezzo del petrolio sfonda i $50, ma 3 elementi fanno prevedere un nuovo ribasso
mercoledì 26 luglio 2017, di
Perché il prezzo del petrolio è tornato sopra la soglia dei $50 al barile e cosa bisognerà aspettarsi dalla quotazione?
Di certo non è l’ultimo meeting OPEC a potersi prendere tutto il merito degli attuali rialzi del prezzo del petrolio che, nelle ultime ore, ha messo a segno guadagni superiori al punto percentuale portando a casa la miglior sessione da gennaio ad oggi.
Di certo le ultime notizie circa i tagli alla spesa sulle esplorazioni e i rinnovati segnali di rallentamento nell’attività di produzione statunitense hanno giocato un ruolo importante nell’attuale rally del prezzo, ma a determinare i rialzi maggiori sono stati gli inaspettati dati sulle scorte pubblicati nella serata di ieri dall’API.
Cosa aspettarsi dal prezzo del petrolio, ora che la quotazione si è riportata sopra la tanto attesa soglia dei $50? Sarà in grado di resistere o crollerà ancora?
(Il rialzo del Brent da inizio settimana ad oggi)
I dati sulle scorte API
Come già accennato, a fornire il maggior supporto al prezzo del petrolio sono stati i dati sulle scorte di greggio pubblicati nel tardo pomeriggio di ieri dall’API.
La rilevazione dell’American Petroleum Institute ha sorpreso e sconvolto il mercato, che si aspettava una flessione delle giacenze di 3 milioni di barili: il risultato, invece, è stato un crollo di 10,230 milioni. Il prezzo è ovviamente decollato per riportarsi presto sopra i $50. L’attenzione oggi sarà tutta per i dati sulle scorte che verranno pubblicati nel pomeriggio dall’EIA.
Il meeting OPEC
Nella giornata di lunedì, durante il già citato meeting OPEC che si è tenuto a San Pietroburgo - e al quale hanno partecipato anche produttori esterni al Cartello - l’Arabia Saudita ha confermato la sua intenzione di tagliare le esportazioni di agosto a 6,6 milioni di barili al giorno (un milione in meno rispetto allo scorso anno).
Sempre nella stessa occasione la Nigeria, esclusa dallo storico accordo OPEC di Vienna, ha promesso di limitare la propria produzione giornaliera a 1,8 milioni di barili. Fino ad ora possiamo dunque affermare che la settimana in corso ha celato diverse sorprese positive per il prezzo del petrolio.
Cosa aspettarsi dalla quotazione
Se da un lato alcuni esperti hanno interpretato questi elementi come bullish per il prezzo del petrolio, altri non si sono mostrati così ottimisti e hanno fatto notare come in questo periodo dell’anno l’Arabia Saudita tenda sempre a normalizzare e a tagliare l’export a causa di una più forte domanda interna. Essi hanno poi evidenziato come, prima di essere limitato, l’output della Nigeria dovrà comunque aumentare rispetto agli 1,6 milioni di barili attuali.
L’attuale trend rialzista potrebbe trovare un limite insormontabile proprio nei tanto agognati 50 dollari al barile, come ha fatto notare Ric Spooner, chief market analyst della CMC Markets di Sydney. Secondo l’esperto, ogni volta che il prezzo del petrolio raggiunge questo livello i produttori di shale statunitense tornano a considerare attraente e conveniente l’idea di aumentare l’output.
Da parte dell’OPEC, intanto, la fiducia appare concreta.
“I Paesi OPEC e quelli esterni al Cartello hanno manifestato ottimismo circa l’attuale accordo sui tagli alla produzione e sono fiduciosi che il cammino da loro intrapreso riuscirà eventualmente a riequilibrare il mercato”,
ha affermato Lukman Otunga, analista di ricerca della FXTM.
Molti altri esperti hanno però puntato l’attenzione sulle ultime previsioni formulate dall’EIA, secondo le quali la produzione USA nel 2018 crescerà ad una media di 9,9 milioni di barili, numeri che batteranno il record di 9,6 milioni del 1970. Per il 2017 invece è stata prevista una produzione media di 9,3 milioni di barili.
L’inefficacia dell’azione dell’Arabia Saudita e della Nigeria, la produzione di shale statunitense e le previsioni poco ottimiste dell’EIA saranno i 3 elementi che nel corso dei prossimi mesi continueranno a mettere sotto pressione il prezzo del petrolio.
