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Per diventare pizzaioli ora serve l’inglese: cosa prevede il disegno di legge in Senato?
lunedì 6 marzo 2017, di
Per diventare pizzaioli è necessario sapere l’inglese? Dipende da dove si vuole fare i pizzaioli, chiaro. Ma se il patentino abilitativo alla professione è rilasciato in Italia, è necessario superare una prova teorica e una pratica. La pratica ovviamente consiste nella preparazione di una pizza margherita, ma per la prova teorica è previsto un test sui corsi obbligatori obbligatori che l’aspirante pizzaiolo deve frequentare.
Andiamo con ordine e vediamo che cosa prevede il disegno di legge che nasce per colmare il vuoto legislativo attorno alla qualifica di «pizzaiolo» a livello nazionale. Trattandosi di un lavoratore fantasma, non qualificato a livello giuridico ma soltanto dagli attestati, alcuni senatori hanno pensato di disciplinare l’attività e di riconoscere la qualifica di pizzaiolo con l’istituzione dell’albo nazionale dei pizzaioli professionisti.
Nel disegno di legge sono specificate le ore dei corsi e la loro suddivisione nelle discipline previste, e la redazione de Le Iene non si è fatta sfuggire l’occasione per saperne di più. Nel servizio di Filippo Roma sono stati intervistati i pizzaioli storicamente migliori, quelli di Napoli, per testare il loro livello di inglese, e poi se davvero è utile conoscere la lingua per essere dei pizzaioli.
Successivamente sono stati intervistati alcuni senatori tra i firmatari del disegno di legge, come Gasparri e Amidei, che a loro modo hanno cercato di motivare la scelta della prova teorica con l’inglese.
Nell’articolo proponiamo un’analisi del video dalla puntata de Le Iene e cerchiamo di capire qualcosa in più sul disegno di legge.
Cosa prevede il disegno di legge sui pizzaioli?
Testo alla mano, consultabile sul sito del Senato, si evince la volontà di organizzare legalmente un mestiere, come avviene già per altre professioni come quella del giornalista, ad esempio.
Il disegno di legge si compone di 10 articoli, e stabilisce che verrà istituito l’ordine dei pizzaioli professionisti, chi ne potrà far parte e come. Questo è chiarito al primo articolo, dove si legge che la qualifica professionale di pizzaiolo è riconosciuta a chi ottiene il diploma dalle associazioni nazionali di piazzaioli, chiamate associazioni.
Il terzo articolo stabilisce che può ottenere il diploma di pizzaiolo soltanto chi esercita la professione da almeno diciotto mesi e frequenta uno degli appositi corsi, al termine dei quali l’aspirante deve superare un esame teorico-pratico. Infine nell’articolo 8 è previsto il sostenimento, da parte delle associazioni nazionali di pizzaioli, della candidatura della pizza a patrimonio dell’UNESCO.
In cosa consiste l’esame e il corso per pizzaioli?
Il corso, e quindi l’esame finale, per essere abilitati alla professione di pizzaioli prevede almeno 120 ore di cui 40 di laboratorio pratico, 30 di lingua straniera di cui 15 in inglese, 20 di scienze dell’alimentazione, 30 di igiene e somministrazione di alimenti.
Guardando la documentazione non è specificato da nessuna parte che il test di inglese sarà centrale nella prova finale per diventare pizzaioli, poiché non sono specificati gli argomenti della prova teorica. Chiaramente questa sarà focalizzata sulle discipline del corso, ma non è descritto quante domande ci saranno di lingua inglese e quante di scienze dell’alimentazione, una disciplina sicuramente più importante ai fini della professione.
Una volta ottenuto il diploma, questo avrà durata quinquennale, allo scadere della quale sarà necessario un corso di aggiornamento.
Il servizio de Le Iene
Nel servizio del programma TV la Iena Filippo Roma ha intervistato non solo alcuni pizzaioli napoletani per sapere cosa ne pensano dell’esame di inglese, verso cui ovviamente hanno espresso perplessità, e per testare il loro livello con la lingua straniera.
Tuttavia, però, non viene posto l’accento sull’ordinamento professionale a cui andrebbero incontro tutti i pizzaioli, forse un riconoscimento legislativo e una tutela che potrebbe non essere così avversa alla categoria.
Infine il servizio si sposta fuori il Senato dove vengono intervistati alcuni tra i firmatari, come Gasparri e Amidei, che dopo essere stati messi brevemente alla prova con l’inglese, provano - a loro modo - a spiegare il perché di questo esame.
A nostro avviso il nodo centrale non è sull’importanza della conoscenza dell’inglese, bensì sull’utilità e sui benefit che potrebbero derivare alla categoria dei pizzaioli dalla nascita di un ordine professionale, con tanto di corso e patentino abilitativo.