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La ong Open Arms indagata: favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Cosa è successo?

lunedì 19 marzo 2018, di Alessandro Cipolla

L’accusa questa volta c’è ed è molto grave: associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina. Questo è il contenuto dell’avviso di garanzia recapitato al comandante, al coordinatore di bordo e al responsabile della ong spagnola ProActiva Open Arms.

A scatenare il tutto è stato lo sbarco nel porto di Pozzallo di 218 migranti a bordo della nave, ora sequestrata, della ong. Open Arms infatti si era rifiutata di consegnare le persone tratte in salvo alla Guardia Costiera libica, violando così quello che è il codice in materia.

Open Arms indagata

Il tema dei migranti torna a far parlare. Questa volta però il problema è anche giudiziario, vista l’apertura di una indagine da parte del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro nei confronti della ProActiva Open Arms.

Le indagini sono incentrate sull’appurare se la ong spagnola abbia violato gli accordi internazionali rifiutandosi di consegnare, anche sotto la minaccia delle armi, alle autorità libiche i migranti che erano stati tratti in salvo.

La nave al momento è stata posto sotto sequestro al porto di Pozzallo, con i tre responsabili di Open Arms che ora sono indagati con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina.

Giovedì 15 marzo la ong aveva soccorso 218 migranti, tra cui anche molte donne e bambini, che erano anche in precarie condizioni di salute. La Guardia Costiera di Tripoli aveva intimato però agli spagnoli, sotto la minaccia pure delle armi, di consegnare a loro i migranti.

Dopo il netto rifiuto da parte della ProActiva, la nave si è indirizzata verso il porto di Pozzallo. Anche qui però la ong è entrata in contrasto con le autorità italiane, dovendo attendere circa un giorno per poter avere l’autorizzazione ad attraccare e sbarcare quindi i migranti.

Il dilemma

Nonostante l’apertura delle indagini, i vertici di ProActiva Open Arms hanno ribadito come la priorità della loro missione sia quella di salvare vite umane, rivendicando la buona fede del loro operato.

Impedire il salvataggio delle vite in pericolo in alto mare con lo scopo di riportarle con la forza in un paese non sicuro come la Libia è in contrasto con lo Statuto dei rifugiati dell’Onu.

Il succo della questione per la ong sarebbe la non sicurezza dei centri libici. Pur di non far tornare i migranti indietro in quella sorta di “inferno”, gli spagnoli hanno deciso di non rispettare il modus operandi.

Il dilemma quindi è sempre lo stesso e la soluzione non sembrerebbe essere vicina. Senza dubbio Open Arms ha violato il codice, ma al tempo stesso consegnare quei 218 migranti alle autorità libiche significava riportarli in una sorta di incubo.

Fino a che non sarà l’Europa in prima persona a gestire anche i centri situati nel paese africano, garantendo condizioni dignitose e pieno rispetto dei diritti umani, sarà impossibile stabilire chi è nel giusto e chi nel torto in questa vicenda.

I mesi passano e i morti aumentano così come i soldi stanziati per gestire l’emergenza. Di passi concreti per un miglioramento però ancora non se ne vedono. Senza misure risolutive, il caso della ProActiva sarà soltanto il primo di una lunga serie.

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