In meno di 4 anni il debito pubblico dell’Ucraina è salito a circa 191 miliardi di dollari. Ci vorranno 35 anni per ripagarlo.
Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, il debito pubblico del Paese è triplicato. Lo rivelano i dati diffusi dal partito Solidarietà Europea, che conta rappresentanti nel Parlamento ucraino. Il conflitto sta lasciando gravi conseguenze anche dal punto di vista economico. Al 30 settembre 2025 il debito pubblico statale ucraino ha raggiunto quota 8.024 miliardi di grivne (circa 191,18 miliardi di dollari). Una cifra esattamente tre volte superiore rispetto al debito registrato nel 2022, prima dell’inizio del conflitto. In base alle attuali previsioni, ci vorranno almeno 35 anni per ripagarlo, senza considerare gli ingenti interessi che il Paese dovrà sostenere.
«Per il servizio del debito, vale a dire per pagare gli interessi su di esso, dovranno essere stanziati fondi di bilancio per oltre 3,8 trilioni di grivne (circa 90,5 miliardi di dollari) nel periodo considerato», ha dichiarato il partito in una nota ufficiale.
Il Fondo Monetario Internazionale ha già comunicato che il debito pubblico ucraino nel 2025 raggiungerà il 108,6% del prodotto interno lordo. L’aumento proseguirà anche nel corso del 2026, arrivando al 110,4% del PIL. Si tratta di cifre quasi doppie rispetto ai limiti stabiliti dalle regole dell’Unione Europea, che fissano il tetto massimo di debito pubblico al 60% del PIL. Questo dato rappresenta un serio ostacolo per l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue.
L’Unione Europea, tuttavia, continua a essere il principale finanziatore di Kiev nella guerra contro la Russia. Come ricordato nel corso dell’ultimo Consiglio europeo, dallo scoppio del conflitto a oggi l’Ue e i suoi Stati membri hanno fornito all’Ucraina un sostegno complessivo di 177,5 miliardi di euro, di cui 50 miliardi destinati alle forniture militari.
leggi anche
Londra sfida Bruxelles: usare i fondi russi per l’Ucraina o rispettare le regole del mercato?
Paesi nordici contrari all’emissione di debito comune per aiutare l’Ucraina
Attualmente si discute della possibilità di emettere un debito comune europeo per istituire un programma di assistenza macrofinanziaria e garantire all’Ucraina 140 miliardi di euro. Tale ipotesi, però, è stata respinta dai Paesi nordici, contrari alla creazione di debito congiunto e favorevoli invece all’utilizzo degli asset russi congelati in Europa. Secondo i leader del Nord, infatti, sarebbe più giusto impiegare i beni sequestrati a Mosca per finanziare Kiev, piuttosto che gravare ulteriormente sui bilanci statali.
«Penso che sia l’unica strada percorribile e mi piace molto l’idea che la Russia paghi per i danni che ha causato in Ucraina», ha dichiarato martedì la premier danese Mette Frederiksen.
Sulla stessa linea anche il primo ministro finlandese Petteri Orpo, secondo cui «l’unica soluzione ragionevole è utilizzare i beni russi congelati».
Il progetto, tuttavia, è stato bloccato la settimana scorsa dal Belgio, che detiene la maggior parte dei fondi russi congelati in Europa. Bruxelles ha espresso numerose preoccupazioni in merito alla base giuridica del provvedimento, ai possibili rischi legali e alla necessità di garantire il coinvolgimento degli altri Paesi del G7 in una decisione così delicata.
Anche Ursula von der Leyen ha preso le distanze dall’idea di creare un nuovo debito comune europeo, difendendo invece la linea proposta dalla Commissione.
"La nostra proposta, ha spiegato la presidente, è di utilizzare i fondi provenienti dalle attività russe congelate per concedere un prestito all’Ucraina, che verrebbe poi rimborsato se e quando Mosca pagherà le riparazioni di guerra. Dal punto di vista giuridico si tratta di un piano complesso, ma perfettamente legittimo».
Con queste parole, von der Leyen ha ribadito la volontà di sostenere Kiev senza ricorrere a nuove emissioni di debito condiviso, puntando su una soluzione tecnica e sostenibile, in grado di mantenere l’unità dei Ventisette su un tema altamente politico e sensibile.
© RIPRODUZIONE RISERVATA