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Banche europee? Ancora troppi Npl. Occhio a Intesa e UniCredit

mercoledì 6 giugno 2018, di C. G.

Le banche italiane ed europee stanno ancora lottando contro i Non Performing Loans che, nonostante i progressi compiuti, non sembrano pronti ad abbandonare i bilanci dei maggiori istituti finanziari in circolazione.

A tornare sull’argomento sono stati gli analisti di Moody’s, che passando al microscopio le condizioni di 28 banche europee, hanno evidenziato ancora una volta un eccesso di Npl soprattutto nelle economie più piccole.

Il riferimento all’Italia è stato quasi scontato. Nel Belpaese i crediti deteriorati hanno rappresentato l’11,1% dei prestiti totali a fine 2017, un dato, questo, che ha permesso a Roma di guadagnarsi il quarto posto nella classifica dei Paesi esaminati.

“Malgrado i progressi compiuti finora, i livelli di Npl restano relativamente alti e ciò riflette la crisi finanziaria ed economica che ha colpito l’Italia più tardi rispetto agli altri Paesi,”

hanno fatto notare da Moody’s.

Npl: a che punto sono le banche europee?

A fare peggio dell’Italia sul fronte Npl sono stati soltanto il Portogallo con una percentuale del 15,2%, poi ancora Cipro con un più imponente 38,9% e infine la Grecia al 44,9%. Il tutto contro una media europea del 5%.

Complessivamente, il volume di Npl nelle banche europee si è attestato a 813 miliardi di euro a fine 2017, mentre all’inizio del 2015 la cifra era oscillata intorno ai 1.120 miliardi.

Chi migliora e chi peggiora?

Moody’s ha cercato di evidenziare una disparità tra istituti che hanno migliorato i propri bilanci e banche europee che invece hanno peggiorato il proprio rapporto di Npl sui crediti totali.

Sul primo fronte gli esperti hanno celebrato ad esempio le performance di Royal Bank of Scotland, che dal 2013 al 2017 è riuscita ad abbassare il suddetto rapporto dall’8,9% al 2,9%. Bene anche Commerzbank, passata dal 6,3% al 2,6% oltre che Lloyds, scesa dal 6,4% all’1,7%.

Nessuna sorpresa poi nello scoprire che le “peggiori” banche europee sul fronte Npl sono state proprio le italiane con Intesa Sanpaolo e UniCredit in pole position. Sul finire del 2017, infatti, i loro rapporti Npl sui crediti totali sono risultati i più alti di tutti, rispettivamente dell’11,9% e del 10,2%, il tutto dai precedenti 15,5% e 15,4%.

Se le banche italiane non hanno brillato quanto a Npl, neanche sul fronte della solidità patrimoniale il confronto ha dato giustizia al Belpaese. Intesa Sanpaolo è salita dall’11% al 14% mentre Unicredit dal 10% al 14%, il tutto contro un Tier1 medio in Europa salito al 17,2% dal 14,2% precedente.

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