Home > Economia e Finanza > Criptovalute > A che punto è la regolamentazione delle stablecoin?
A che punto è la regolamentazione delle stablecoin?
sabato 5 aprile 2025, di
Con l’approvazione del bilancio federale, il Congresso americano ha un’opportunità unica per affrontare sfide finanziarie di lungo termine in modo proattivo, piuttosto che reagire alle crisi una volta che si manifestano.
Tra queste sfide spicca la crescita degli stablecoin, strumenti digitali emessi privatamente e ancorati a valute fiat come il dollaro statunitense.
Questo mercato, che ha già raggiunto centinaia di miliardi di dollari, facilita transazioni per un valore altrettanto elevato, ma opera ancora in assenza di un quadro normativo chiaro e univoco negli Stati Uniti.
Tuttavia, le recenti dichiarazioni politiche provenienti da Washington segnalano una crescente apertura nei confronti degli asset digitali. L’annuncio da parte dell’amministrazione di una riserva strategica di asset digitali per il paese rappresenta un passo importante in questa direzione. Definire regole chiare per gli stablecoin potrebbe sbloccare una nuova era di competizione e innovazione nel settore bancario e finanziario.
Gli stablecoin rappresentano un’estensione strategica dell’influenza monetaria degli Stati Uniti a livello globale. Attualmente, circa il 99% del volume delle transazioni in stablecoin è legato al dollaro statunitense, esportando così l’utilità del dollaro sulle reti blockchain internazionali e decentralizzate. Un mercato regolamentato con criteri adeguati potrebbe consolidare il ruolo del dollaro come valuta di riferimento anche nell’era della digitalizzazione finanziaria. Secondo recenti audizioni del Congresso, si prevede che entro il 2030 gli asset in stablecoin e in denaro digitale potrebbero raggiungere i 5 trilioni di dollari, un aumento esponenziale rispetto agli attuali 200 miliardi. Tuttavia, se gli Stati Uniti non adotteranno un quadro normativo adeguato, rischiano di perdere terreno rispetto ad altre giurisdizioni che stanno già sviluppando regolamentazioni sugli stablecoin, come l’Unione Europea, il Regno Unito, il Giappone, Singapore e gli Emirati Arabi Uniti. Alcuni di questi paesi potrebbero addirittura consentire l’emissione di stablecoin ancorati al dollaro al di fuori della supervisione statunitense, minando così il controllo del paese sulla propria valuta digitale.
Una regolamentazione efficace dovrebbe consentire a diverse istituzioni – banche, società fiduciarie, startup fintech – di emettere dollari tokenizzati seguendo un insieme di regole condivise. Questo approccio potrebbe trarre insegnamenti dal passato: prima del XX secolo, il sistema bancario statunitense era frammentato sotto il controllo dei singoli stati, con risultati talvolta problematici. Tuttavia, la tecnologia blockchain consente oggi una gestione più efficiente, permettendo a diverse entità di offrire stablecoin con caratteristiche differenziate in termini di sicurezza, rendimento e funzionalità, mantenendo comunque il valore ancorato al dollaro.
Le ricerche accademiche dimostrano che gli stablecoin possono ridurre significativamente i costi di transazione, accelerare i tempi di regolamento e ampliare l’inclusione finanziaria, offrendo nuovi servizi a categorie di utenti storicamente escluse dal sistema bancario tradizionale. Tuttavia, in assenza di un’azione federale chiara, il rischio è di trovarsi di fronte a una regolamentazione frammentata a livello statale o, peggio, a una regolamentazione de facto attraverso l’applicazione di misure punitive da parte delle autorità, creando incertezza per imprenditori e consumatori.
Un esempio di tentativo di regolamentazione è il STABLE Act, introdotto alla Camera nel 2020, che proponeva di imporre agli emittenti di stablecoin l’obbligo di ottenere una licenza bancaria e di aderire alle regolamentazioni della Federal Reserve e della FDIC. Tuttavia, questa proposta potrebbe risultare troppo rigida, penalizzando le società non bancarie e limitando l’innovazione. In un contesto sempre più dinamico, il presidente della Commissione per i Servizi Finanziari della Camera, French Hill, ha sottolineato la necessità di modernizzare i sistemi di pagamento e di ampliare l’accesso ai servizi finanziari senza un’eccessiva ingerenza governativa. Hill ha anche evidenziato il pericolo di un dollaro digitale emesso direttamente dalla banca centrale, che potrebbe soffocare l’innovazione privata e ridurre le alternative disponibili per i consumatori.
Per superare queste difficoltà, il Congresso sta considerando una nuova proposta bipartisan: il Guiding and Establishing National Innovation for U.S. Stablecoins Act of 2025 (GENIUS Act). Questo disegno di legge mira a trovare un equilibrio tra regolamentazione e flessibilità, consentendo a fintech e trust company di emettere stablecoin sotto la supervisione degli stati, purché rispettino criteri rigorosi di liquidità e gestione del rischio simili a quelli imposti alle banche federali. Questo approccio potrebbe prevenire la frammentazione del mercato garantendo al tempo stesso che nessun emittente diventi un punto singolo di fallimento. Se un emittente dovesse avere problemi, altri operatori regolamentati nello stesso quadro normativo potrebbero intervenire per garantire la stabilità del sistema.
Un’argomentazione comune contro le valute digitali è il rischio di attività illecite. Tuttavia, la realtà è che la tecnologia blockchain offre una tracciabilità senza precedenti rispetto al contante fisico. Ogni transazione registrata su una blockchain pubblica è immutabile e accessibile, rendendo più facile per le forze dell’ordine rintracciare flussi di denaro sospetti. Diversi casi dimostrano che le autorità sono già in grado di smantellare reti criminali seguendo le tracce digitali lasciate sulle blockchain. In questo senso, la trasparenza intrinseca della tecnologia potrebbe migliorare la sicurezza finanziaria globale, piuttosto che comprometterla.
<leggianche|articolo=160438>