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Zona Euro: più unione? Le questioni ancora in sospeso
lunedì 17 settembre 2012, di
Buona parte delle questioni che sembravano minacciare l’esistenza dell’Euro possono dirsi risolte. Il Fondo ESM è stato approvato, l’unione bancaria si intravede all’orizzonte e gli Olandesi hanno scelto un partito pro-Europa. Basta, dunque, con le previsioni sulla rottura della moneta unica, basta anche parlare della Grecia fuori dall’Euro. Ma è davvero tutto risolto?
Zona Euro: questioni irrisolte
Aspettiamo a festeggiare. Il sì della Corte Costituzionale Tedesca sul ESM potrebbe ancora rivelarsi come fonte di problemi per la zona Euro, allo stesso modo il nuovo governo dei Paesi Bassi dovrà dibattere sulla questione della "cessione del potere" e, attualmente, ancora nessuno sa come disinnescare la bomba della Grecia. Inoltre, nessuno ha ancora assaggiato il programma della BCE e nessuno sa quando la Spagna si deciderà ad accettare gli aiuti. In più c’è un altro rischio, quello della compiacenza: gli stati debitori potrebbero tardare nelle riforme, quelli creditori potrebbero perdere la volontà di riparare ai "vizi" dell’Euro.
A questo punto, i leader dell’Eurozona si trovano a discutere alcune questioni taboo: federalismo fiscale e condivisione del rischio, in che misura sono necessari per porre fine alla crisi? Nel suo discorso, José Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea ha parlato di "unione", sottolineando la necessità della creazione di una "federazione delle nazioni unite".
Anche altri parlano di federalismo, senza mai nominare la "parola con la F". Mario Draghi, il presidente della Banca Centrale Europea, ha detto che parlare di federazione sarebbe "puntare troppo in alto". Mentre Pierre Moscovici, Ministro dell’Economia Francese, ha sorpreso tutti parlando di federalismo e lasciando intravedere l’idea nel suo discorso di un fondo europeo per la disoccupazione.
Unione: un progetto ancora da costruire
Le più alte cariche delle istituzione Europee parlano, in un modo o nell’altro, della stessa cosa. Draghi (BCE), Van Rompuy (Consiglio Europeo), Juncker (Finanze dell’Eurogruppo) parlano tutti di una sola cosa: una genuina unione monetaria ed economica. Si tratta di un progetto le cui fondamenta si traducono in:
– unione bancaria (per la stabilizzazione delle banche);
– unione fiscale (un sistema che permetta l’assicurazione sul debito);
– unione economica (per la riforma del mercato del lavoro e la stabilizzazione della competitività);
– unione politica (un sistema per dare all’Eurozona un assetto democraticamente più legittimo).
Buona parte di questi argomenti rimarranno a lungo delle semplici proposte (almeno fino alle elezioni in Germania nel 2013). Prendiamo l’unione bancaria: la commissione ha proposto di dare alla Banca Centrale Europea il potere di supervisione su 6000 istituti, ma al momento le banche problematiche e indicate come insolventi dalla BCE, rimarranno sotto il controllo dei singoli paesi. Inoltre è stata messa da parte l’idea di un fondo comune di assicurazione dei depositi, per via dell’opposizione tedesca. Stando così le condizioni, buona parte dei paesi dell’Eurozona potrebbero trovarsi di fronte al tracollo del settore finanziario.
La strada per l’unione fiscale può essere anche più difficile. La Germania non ascolterà alcuna proposta sugli Eurobonds. La Francia non vuole dare più poteri a Bruxelles in materia di politiche economiche nazionali. Questo impasse diplomatico impedirà i progressi sul fronte dell’unione politica ed economica. E’ come se ci fosse un’empia alleanza tra quelli che rifiutano di cedere parte dei propri poteri e quanti rigettano la condivisione del rischio.
Eurozona unita per la disoccupazione
Ma c’è una nuova idea sul fronte: capacità fiscale, ovvero l’idea di un budget economico dell’Eurozona che potrebbe entrare in azione come strumento economico in caso di necessità. Il budget federale degli Stati Uniti ammonta al 24% del PIL, quello della Svizzera a circa il 12%. Quello dell’Eurozona, invece, ammonta a circa l’1%. Lo schema di deposito assicurativo per la disoccupazione, delineato da Moscovici, potrebbe diventare uno stabilizzatore automatico: i paesi potrebbero ricevere denaro per supportare la disoccupazione durante i periodi di crisi e contribuire al fondo durante i mo impasse diplomaticomenti migliori.
La Germania accetterà mai questo "trasferimento" che ha invece da sempre opposto? Verosimilmente, l’assicurazione sulla disoccupazione sarà limitata alla disoccupazione sul breve termine. La disoccupazione a lungo termine rimarrebbe una questione nazionale. Implementare le misure per prevenire la disoccupazione potrebbe essere un’idea più appetibile anche per i paesi più restii e addolcirebbe l’immagine della Germania, considerata come il sostenitore senza cuore dell’austerity.
Futuri possibili
L’idea dei benefici sulla disoccupazione è ben lungi dall’essere accettata dal governo Spagnolo o da quello Francese, ma anche dalle istituzioni europee. Ma a breve assisteremo a qualche cambiamento. Sicuramente questo non sarà risolutivo per la crisi. Nella migliore delle ipotesi potrebbe essere un passo in avanti verso l’unione politica e la progressiva attivazione di una serie di riforme accettabili. Nella peggiore delle ipotesi, le condizioni del mercato del lavoro peggioreranno, gettando i mercati in uno stato di alterazione permanente. Il rischio è quello di ampliare la faglia che separa debitori e creditori, piuttosto che promuovere solidarietà e integrazione.
| Traduzione per Forexinfo.it a cura di Federica Agostini - Fonte: The Economist |
| Titolo originale: Autumn renewal? |