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Wikileaks svela i piani dell’UE: missione militare in Libia per fermare i migranti
martedì 26 maggio 2015, di
Wikileaks fa l’ennesima, incredibile rivelazione. E stavolta i documenti pubblicati dall’organizzazione guidata da Julian Assange, nota al mondo per aver reso noto, tra le altre cose, cosa succedeva nel carcere di Guantanamo o nel corso della guerra in Afghanistan, ci toccano da vicino, molto vicino.
L’Unione Europea avrebbe intenzione di inviare una missione militare in Libia. E non parliamo di un’operazione volta a contrastare l’immigrazione clandestina proveniente dalle coste libiche attraverso la vigilanza continua del Mar Mediterraneo e il salvataggio dei profughi che rischiano la vita sui barconi, ma di un vero e proprio invio di truppe che arriveranno fino al cuore del Paese per distruggere tutte le reti di trasporto e le infrastrutture.
Alcuni giorni fa il ministro Alfano e il Governo Renzi avevano parlato di una possibile "operazione di polizia", ma quello che si legge nei testi resi pubblici da Wikileaks e rivelati in Italia dal settimanale "l’Espresso" è molto diverso.
Due protocolli riservatissimi dell’Unione Europea all’interno dei quali è contenuta la strategia da attuare a Tripoli. Si parla a chiare lettere di "operazione militare", stabilendo i dettagli di un ampio intervento via terra sul territorio libico.
Al centro dell’attenzione internazionale c’è in particolare il dossier redatto dai ministri della Difesa dei 28 Paesi membri dell’UE, in cui si specifica proprio la natura militare della missione decisa per far fronte al flusso migratorio proveniente dalle coste africane.
Il commento di Wikileaks, pubblicato a margine dei documenti, non lascia spazio a dubbi:
«l’Unione Europea schiererà la forza militare contro infrastrutture civili in Libia per fermare il flusso di migranti. Dati i passati attacchi in Libia da parte di varie paesi europei appartenenti alla Nato e date le provate riserve di petrolio della Libia, il piano può portare ad altro impegno militare in Libia».
L’operazione avrà una durata iniziale di un anno e sarà suddivisa in tre fasi. La sua conclusione arriverà solo nel momento in cui:
«il flusso di migranti e l’attività dei trafficanti saranno significativamente ridotti».
Chiarissimo quindi lo scopo della missione: fermare tutti quei migranti che, partendo dalla Libia, arrivano a Lampedusa a bordo dei barconi guidati dai trafficanti.
Citando testualmente, l’intervento militare mira a creare:
«una sufficiente comprensione dei modelli di business del traffico, del finanziamento (dei traffici, ndr), delle rotte, dei posti di imbarco, delle capacità e delle identità [dei trafficanti, ndr)» e che «l’uso della forza deve essere ammesso, specialmente durante le attività come l’imbarco, e quando si opera sulla terra o in prossimità di coste non sicure o durante l’interazione con imbarcazioni non adatte alla navigazione».
Previste operazioni via terra. Per questo motivo la missione:
«richiederà regole di ingaggio robuste e riconosciute per l’uso della forza, in particolare per il sequestro di imbarcazioni in caso di resistenza, per la neutralizzazione delle navi dei trafficanti e dei loro beni, per situazioni specifiche come il soccorso di ostaggi».
Ma l’UE non ha intenzione di lasciare nulla al caso, per questo motivo è prevista anche la vigilanza delle informazioni che circolano sui media internazionali:
«La strategia deve evitare di suggerire che il focus è il soccorso dei migranti in mare ma sottolineare che l’obiettivo dell’operazione è distruggere il modello di business dei trafficanti. Il Comitato Militare dell’Unione Europea conosce il rischio che ne può derivare alla reputazione dell’Unione Europea, rischio collegato a qualsiasi trasgressione percepita dall’opinione pubblica in seguito alla cattiva comprensione dei compiti e degli obiettivi, o il potenziale impatto negativo nel caso in cui la perdita di vite umane fosse attribuita , correttamente o scorrettamente, all’azione o all’inazione della missione europea. Quindi il Consiglio Militare dell’Unione Europea considera essenziale fin dall’inizio una strategia mediatica per enfatizzare gli scopi dell’operazione e per facilitare la gestione delle aspettative. Operazioni di informazione militare dovrebbero essere parte integrante di questa missione europea».