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Violenza sulle donne: nuova proposta di legge e ratifica convenzione di Istanbul
giovedì 29 novembre 2012, di
Più che una festa la giornata contro la violenza sulle donne, tenutasi domenica scorsa, è un grido di rabbia. Rabbia per l’intensificarsi sempre più delle violenze che stanno diventando una piaga sociale, rabbia per lo scarso interesse e sensibilità dimostrati dall’opinione pubblica sul tema e rabbia, soprattutto, nei confronti di uno stato che non ha mai dimostrato un reale impegno legislativo per la protezione delle donne. Il Ministro della giustizia Severino venerdì scorso, a due giorni dalla giornata contro la violenza sulle donne, ha promesso che il senato ratifichèrà al più presto la convenzione di Istanbul.
Violenza sulle donne
Nel corso della giornata contro la violenza sulle donne, tenutasi domenica scorsa, in molte città d’Italia sono stati organizzati incontri, performance teatrali, musicali, mostre fotografiche e molto altro per sensibilizzare sempre più cittadini e cittadine su questo delicato argomento. È stata anche l’occasione per diffondere i dati sulla violenza nei confronti delle donne. Dati che descrivono una situazione drammatica: sono almeno 103 (secondo altri dati sarebbero 120) le donne uccise dall’inizio del 2012. L’assassino è il marito, il padre, il compagno, il fratello uomini che vogliono avere il controllo ossessivo sulla vita della donna. La colpa di queste donne ammazzate è quella di essersi ribellate al ruolo ideale imposto loro da una tradizione patriarcale, per essersi prese la libertà di autodeterminarsi, di decidere da sole della propria vita, di essersi sottratte al potere e al controllo, del padre, del compagno. I dati raccolti dall’Istat indicano che nel nostro paese una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza da parte di un uomo e nel 63% dei casi, alla violenza hanno assistito i figli. Ad essere maggiormente colpite dall’aggressività degli uomini sono le giovani tra i 16 e i 24 anni, ma nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate: secondo le stime, infatti, il 96% delle donne non parla con nessuno delle violenze subite.
Femminicidio
Secondo i dati raccolti dall’0MS, l’organizzazione mondiale della sanità, la prima causa di morte delle donne nel mondo è l’uccisione da parte di persone conosciute, familiari o compagni. Per questo è stato coniato il termine femminicidio che indica gli omicidi delle donne in quanto donne. Questo introduce un’ottica di genere nello studio degli omicidi prima considerati neutri e rende maggiormente visibile il fenomeno facilitandone l’analisi nella speranze che si potenzino le misure punitive.
Convenzione di Istanbul
“Gli strumenti per combattere il fenomeno della violenza ci sono nel nostro ordinamento, afferma il Ministro Severino, ma se molti passi in avanti sono stati fatti, bisogna andare oltre, con la ratifica della Convenzione di Istanbul, prevista in Senato nei prossimi giorni, che spero abbia un percorso accelerato, entro la fine della legislatura.” La convenzione del Consiglio d’Europa contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, è stata messa a punto a Istanbul nel maggio 2011 e firmata, per l’Italia, dal Ministro Fornero. Tra i principali obiettivi della convenzione la prevenzione della violenza contro le donne, la protezione delle vittime e la perseguibilità penale degli aggressori. Mira inoltre “a promuovere l’eliminazione delle discriminazioni per raggiungere una maggiore uguaglianza tra donne e uomini.”
Proposta di legge Bongiorno-Carfagna
Molto sensibile al tema anche l’avvocato Giulia Bongiorno, deputato di Futuro e Libertà, ideatrice e sostenitrice dell’associazione doppia difesa che, insieme a Mara Carfagna ex Ministro delle pari opportunità, propone una legge più dura per chi uccide una donna solo perché donna. “Ci vuole l’ergastolo per chi uccide una donna,” dice Bongiorno. È una pena molto severa, ne è consapevole l’avvocato, ma “dobbiamo tutelare le donne nella loro libertà di autodeterminazione: i femminicidi vengono consumati perché gli uomini non sopportano questa libertà”. Sono necessarie “delle fortissime sanzioni: se questa è un’emergenza dobbiamo combatterla come tale.”