Unicredit e Intesa SanPaolo: dopo l’Italia Fitch declassa anche i big del credito. Come stanno le banche italiane?

Dopo il declassamento del debito italiano Fitch ha indirizzato la sua attenzione anche sull’affidabilità degli istituti bancari del Bel Paese.

Lo scorso 8 marzo infatti il voto sulla nostra affidabilità creditizia è sceso da A- a BBB+, con outlook negativo che non fa ben sperare. Secondo la motivazione addotta da Fitch alla base del nostra declassamento ci sarebbe l’esito poco tranquillizzante delle elezioni italiane, che ha restituito al paese un parlamento spaccato e poche prospettive di stabilità. Oltre a questo come se non bastasse, i dati sull’economia italiana continuano a non essere incoraggianti: gli indicatori economici indicano una recessione radicata e profonda e negli ultimi giorni il governo ha tagliato anche le previsioni sull’economia italiana. Come ha annunciato il Ministro Grilli infatti, il MEF prevede per il 2013 un calo del PIL dell’1.3%.

Unicredit e Intesa SanPaolo

Dopo il declassamento dell’Italia a BBB+ l’agenzia Fitch ha declassato anche il rating a lungo termine assegnato alle due principali banche del sistema creditizio italiano. Anche Intesa SanPaolo e Unicredit dunque si sono viste assegnare il voto BBB+ da A- e il viability rating a BBB+ da A-. Inoltre l’outlook, come per il debito italiano, anche per il debito di queste banche è negativo. I rating a breve dei due istituti di credito sono stati invece confermati a F2 e il rating di supporto a 2.

Il comunicato di Fitch annuncia che il downgrade di Intesa Sanpaolo " è strettamente legato a quello sovrano a causa dell’esposizione ai bond sovrani e al deterioramento del contesto macroeconomico”. Quindi il rating di Intesa Sanpaolo non può essere superiore a quello dell’Italia”. Nonostante il moderato grado di diversificazione internazionale, il core business è italiano e rappresenta il primo driver per il rating”, conclude la nota di Fitch.

Declassamento anche per Unicredit "che a dispetto della significativa diversificazione geografica presenta una forte correlazione” con l’andamento dell’economia italiana.

Nel caso di Intesa, "la redditività della banca e la qualità degli asset rimarranno sotto pressione a causa dell’outlook negativo sull’andamento macro”, mentre la più internazionale UniCredit potrebbe, nel caso in cui il rating italiano dovesse essere tagliato nuovamente, "essere valutata un notch al di sopra del giudizio sovrano”.

Anche se il declassamento di Fitch era nell’aria, il suo arrivo non è stato indolore ed ha avuto conseguenza negative sui titoli azionari che hanno registrato pesanti perdite nelle ultime sedute a Piazza Affari. A pesare sull’andamento negativo del comparto bancario italiano, oltre al downgrade di Fitch, pesano anche le notizie di questi giorni relative al difficile salvataggio di Cipro e le stime sulla necessità di impiegare capitali dell’Eurozona.

Agos Ducato, BNL, Antonveneta e Italease

Oltre al declassamento dei due big della finanza italiana Fitch si è occupata anche di altri istituti bancari del Bel Paese. Infatti sono stati tagliati anche i voti sul debito a lungo Idr (Issuer Default Ratings) di Agos Ducato e di Banca nazionale del lavoro da A ad A- con otulook negativo. Riconsiderati al ribasso anche gli outlook di Banca Antonveneta e di Banca Italease che passano da stabile a negativo.

Rating confermati: Ubi Banca, MPS e Banco popolare

Tra un declassamento e l’altro Fitch conferma anche i rating di altri istituti bancari italiani. Resta il BBB+ per Ubi Banca anche se l’outlook risulta negativo. Anche il voto sul rating di Monte dei Paschi di Siena, e Banco popolare rimane invariato: i rating a lungo e a breve termine sono confermati a BBB e F3. Fitch ha però rivisto al ribasso l’outlook che passa da stabile a negativo.

Di seguito una tabella illustrativa riassume i declassamenti o le conferme di Fitch.