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Tobin Tax: i Governi europei ci stanno ripensando. Si farà o non si farà?

martedì 4 giugno 2013, di Vittoria Patanè

La pressione delle lobby sta avendo la meglio sui propositi governativi. La tassa sulle transazioni finanziarie, meglio nota nel mondo come Tobin Tax sta via via diventando un altro di quelle pratiche lunghe e poco chiare, tanto care ai chi ci dirige.

Nel silenzio delle stanze di Bruxelles, la tassa si assottiglia e perde peso, senza che nessuno si degni di dare delle informazioni su ciò che sarà.

Sono passati poco più di sei mesi da quando, tra proclamazioni e dichiarazioni in pompa magna 11 dei 27 Paesi dell’Unione Europea (Austra, Belgio, Estonia, Francia, Germania, Grecia,Italia, Portogallo, Spagna, Slovacchia e Slovenia) hanno deciso di rafforzare la Tobin Tax.

A dire no all’epoca solo Gran Bretagna, Svezia e Olanda. Adesso però le cose sembrano cambiate.

Cosa prevede la Tobin Tax?

Prelievo dello 0,1% su azioni e bond, dello 0,01% sugli scambi di derivati. Ma anche e soprattutto la tanto odiata norma sulla residenza che prevede che se uno dei Paesi coinvolti nello scambio applica la Tobin Tax, il prelievo scatta anche se questo avviene fuori dall’area di pertinenza.

Regola che all’epoca mandò su tutte le furie la Gran Bretagna poiché implica un forte colpo per il commercio della City, nonostante Londra non abbia aderito al programma.

I dubbi

I dubbi partono da quella stessa Francia che 7 mesi fa era stata promotrice, insieme alla Germania, dell’Iniziativa. La lobby bancaria transalpina non deve aver preso bene la decisione.

Adesso Parigi frena e più che sui derivati vorrebbe applicare la tassa agli scambi valutari.

Perplessità anche da Spagna e Italia che temono la proposta di applicare la Tobin Tax anche sui titoli di Stato, creando ulteriori problemi ai già altissimi debiti pubblici delle due Nazioni.

Austria e Belgio dal canto loro, chiedono a gran voce l’esclusione dei fondi pensione, mentre nella stessa Germania, roccaforte della proposta, i vertici bancari cominciano a farsi sentire:

Il problema principale è che una simile tassa colpisce non solo i mercati finanziari, ma l’intera economia, dalle imprese fino ai piccoli risparmiatori con i loro sistemi di previdenza. Ci sarebbero conseguenze pesanti che devono esser valutate bene,

Ha recentemente dichiarato Michael Kemmer, capo dell’Associazione bancaria tedesca.
Il 22 settembre ci saranno le lezioni e la Merkel deve stare attenta. La Tobin Tax potrebbe nuocerle ed incidere fortemente sul suo futuro politico.

La Tobin Tax verrà modificata?

Per ora da Bruxelles preferiscono nicchiare, ma da voci di corridoio, molti sostengono che i vertici europei temono che la tassa sulle transazioni finanziarie potrebbe ulteriormente allontanare la ripresa, incrementando contemporaneamente la crisi.

Da qui nascono alcune proposte: come quella di rendere la Tobin Tax simile allo stamp duty britannico il che vuol dire applicarla alle sole transazioni riguardanti azioni e ad alcune forme di bond e derivati, cancellando totalmente la norma sulla residenza.
L’idea troverebbe già l’approvazione di Italia e Spagna.

L’applicazione

Ma non si parla solo di ridurre ai minimi termini il peso della tassa, ma anche di modificare i meccanismi di introduzione: a partire dal 2014 si dovrebbe introdurre un’aliquota dello 0,01% su bond e azioni (l’attuale normativa prevede lo 0,1%), mentre per quanto riguarda i derivati la decisione verrebbe prorogata a data da destinarsi. Si passerebbe così da 35 a 3,5 miliardi di gettito per le 11 Nazioni coinvolte.

Insomma al momento sembra tutto un caos, tra proposte di modifica e proteste delle associazioni di settore non c’è alcuna chiarezza su quale sarà il futuro della Tobin Tax, ma c’è già chi giura che vinceranno le lobby: la Tobin Tax non si farà.

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