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Tfr in busta paga: una riforma che rischia di essere un flop

martedì 23 dicembre 2014, di Federico Migliorini

La Legge di Stabilità 2015 ha introdotto la possibilità, per i lavoratori dipendenti, di ottenere un possibile maggior reddito in busta paga, per un periodo transitorio, facendosi anticipare, dal proprio datore di lavoro il proprio Tfr già maturato. Una misura annunciata da tempo dal Governo e che, almeno secondo le previsione sarebbe destinata a dare maggiore reddito alle famiglie, anche se ad oggi la riforma presenta ancora diverse criticità.

Ad oggi per i datori di lavoro l’operazione un maggior impegno in termini di liquidità finanziaria, prima il Tfr poteva restare parcheggiato nelle loro casse per anni, adesso, invece, se ne dovranno privare immediatamente. E’ comunque vero che la norma, per rimediare a questa criticità ha predisposto uno specifico sistema di accesso al credito, almeno per i datori di lavoro con meno di 50 addetti che non intendono corrispondere immediatamente con risorse proprie il Tfr maturato, ma i passaggi per ottenere il credito restano comunque macchinosi. Infatti, è necessario farsi certificare dall’Inps l’ammontare delle quote di Tfr richieste dai dipendenti, in base alla retribuzione dichiarata da ciascun lavoratore e successivamente presentare le domande di accesso al credito presso gli istituti bancari che hanno firmato uno specifico accordo per garantire credito alle imprese che si trovano in questa particolare situazione.

Per quanto riguarda, invece, i lavoratori la possibilità di richiedere l’anticipo del Tfr in busta paga è previsto in via sperimentale dal 1° marzo 2015 al 30 marzo del 2018 ai lavoratori dipendenti del settore privato, che abbiano un contratto in essere da almeno 6 mesi, con lo stesso datore di lavoro. L’anticipo si andrà a cumulare con le retribuzioni normalmente dovute. Da un pinto di vista fiscale, tuttavia, la misura si rivela essere totalmente slegata con il sistema di tassazione del Tfr, rendendola non vantaggiosa per tutti. Le regole generali prevedono l’assoggettamento del Tfr a tassazione separata, ottenuta a seconda del numero di anni di servizio, mentre con l’anticipazione mensile il Tfr percepito sarà tassato con l’applicazione delle aliquote Irpef ordinarie. Questo significa che più un contribuente si trova davanti scaglioni Irpef elevati, la scelta del Tfr in busta per lui può essere molto controproducente in termini di imposizione fiscale. Con l’applicazione della tassazione separata, infatti, si ottiene una tassazione sensibilmente più bassa di quella ordinaria, data dal fatto che la tassazione separata viene applicata con un’aliquota media degli ultimi anni, di solito sempre inferiore all’aliquota applicata in via ordinaria. Infatti, per redditi da 15.000 € a 38.000 € annui, il gap con la tassazione ordinaria può superare anche le 300 € di maggior imposizione fiscale.

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