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Svizzera: banca centrale trema per il referendum sull’oro. A rischio il cambio fisso su euro/franco
venerdì 7 novembre 2014, di
La Swiss National Bank, il governo della Confederazione elvetica e le lobby economiche sono scese in campo per lanciare una campagna di informazione molto aggressiva rivolta ai cittadini svizzeri affinché non votino a favore del referendum che imporrebbe alla SNB il mantenimento di almeno un quinto delle proprie riserve in oro. Il governatore della banca centrale svizzera, Thomas Jordan, ha espresso tutta la sua preoccupazione per questa iniziativa referendaria (chiamata “Salvate il nostro oro svizzero”), prevista per il 30 novembre.
Jordan ha dichiarato che, se dovesse passare il referendum, la banca centrale della Confederazione elvetica avrebbe molta più difficoltà a controllare l’andamento del cambio del franco svizzero, con pericolose ripercussioni sull’export del paese e sull’economia in generale. Secondo Jordan, “l’iniziativa non è negli interessi della Svizzera”. Il numero uno della SNB ritiene che l’eventuale vittoria del “sì” avrebbe un effetto “disastroso” e complicherebbe il lavoro della banca centrale nel riuscire a “mantenere la stabilità monetaria”.
Infatti l’istituto di Berna sarebbe costretto a rimpatriare l’oro conservato nei caveau di banche d’affari con sede all’estero e a mantenere per sempre il 20% dei propri asset in lingotti. In patica, nel giro di cinque anni, la SNB dovrebbe acquistare circa 1.500 tonnellate di oro, con effetti esplosivi sui prezzi del metallo prezioso. Il problema è che ciò spingerebbe la banca nazionale elvetica a rinunciare quasi certamente al mantenimento del floor di 1,20 sul cross euro/franco, fissato a inizio settembre 2011 per evitare un eccessivo apprezzamento della valuta rossocrociata in una fase molto delicata per l’Eurozona.
Attualmente il bilancio della SNB è quasi per metà composto da asset in euro e meno dell’8% è detenuto in lingotti. Jordan ha poi rincarato la dose, affermando che il referendum è un’iniziativa popolare che mira a destabilizzare il cambio del franco svizzero incitando gli investitori a speculare contro la banca centrale elvetica. Gli effetti sul forex si sono subiti visti: il cross EURCHF è sceso sui minimi da quasi due anni a 1,2030, non lontano dal peg di 1,20, anche a causa delle recenti misure di politica monetaria varate dalla BCE che hanno fatto deprezzare l’euro.