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Strage al Palazzo di Giustizia, Milano: “Vendetta per chi mi ha rovinato”- parla il killer
venerdì 10 aprile 2015, di
Nella giornata di ieri il Palazzo di Giustizia di Milano è stato teatro di una strage che ha causato la morte dell’avvocato dell’assalitore e del giudice che presiedeva la causa.
L’assassino è Claudio Giardiello, imprenditore milanese imputato in un processo per bancarotta, in cerca di vendetta contro coloro che lo hanno rovinato, commenta successivamente alle forze dell’ordine.
Eludendo la sicurezza del tribunale esibendo un cartellino falso, arriva armato di pistola e compie il terribile atto che porterà alla morte del suo ex legale Lorenzo Alberto Claris Appiani, e del Giudice Fernando Ciampi, freddato con due colpi nel suo ufficio.
Nella sparatoria rimane coinvolto anche Giorgio Erba, coimputato con Giannelli, che morirà subito dopo il trasporto al policlinico, e Davide Limongelli ferito gravemente dall’assalitore.
Una falda nel sistema di sicurezza del tribunale
Forte preoccupazione per il basso livello di sicurezza del palazzo di Giustizia milanese, dove nell’entrata laterale riservata a giudici e avvocati non è istallato alcun metal detector.
E proprio da lì che Giardiello - vestito di tutto punto - elude le guardie esibendo un cartellino che lo lasciano passare senza troppe domande.
E dalla stessa porta il killer esce successivamente, dopo essersi nascosto nel tribunale non appena compiuta la strage.
Il fatto mette in luce la scarsa sicurezza del tribunale, che è stata elusa senza un particolare sforzo dal killer.
I testimoni presenti in tribunale commentano:
"Assurdo che sia entrato qui con un arma"
e il penalista Luigi Esposito ancora scosso dalla vicenda descrive:
"Una situazione surreale, tanto da essere inizialmente sottovalutata, poi ci siamo ritrovati dentro un incubo".
La fuga verso un’altra vittima
Subito dopo Giardiello si dà alla fuga a bordo del suo scooterone, non per cercare rifugio dopo quello che aveva fatto bensì per raggiungere un ennesima vittima all’elenco, Massimo D’Ansuoni, che ha il proprio studio in un paesino del bergamasco.
Dopo essersi fermato in un parcheggio a Vimercate ,un paese a nord di Milano, i carabinieri di Monza lo bloccano e lo arrestano al centro commerciale Torri Bianche, senza che l’imprenditore, che portava con sé ancora l’arma del delitto, opponesse resistenza.
Durante l’arresto Giardinello inveisce contro le sue vittime:
"Mi hanno rovinato, dovevo vendicarmi".