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Standard & Poor’s: banche italiane ancora vittime della crisi
mercoledì 19 ottobre 2011, di
S&P, BANCHE - Standard & Poor’s declassa 24 banche italiane tra cui Banca Monte dei Paschi di Siena (BMPS) e Unione di Banche Italiane (UBI Banca), in virtù dei persistenti rischi sull’economia e alla luce del declassamento di rating sul paese. "Le rinnovate tensioni di mercato sui paesi periferici dell’area euro e l’indebolimento delle prospettive di crescita porteranno, a nostro parere, a un ulteriore deterioramento del contesto operativo per le banche italiane", rende noto l’agenzia.
Il rating a lungo termine di BMPS è stato abbassato di una tacca, e portato a "BBB +". Scendono anche Ubi Banca (da A con prospettive stabili ad A-), Banca Popolare dell’Emilia Romagna (da A- ad BBB+), Banca Popolare di Milano (da A- a BBB+) e Banco Popolare (da A- a BBB). Bocciatura anche per Creberg, Banca Aletti & C, Banca Akros, Banca Carige, Banca Popolare di Vicenza, Credito Emiliano, Veneto Banca, Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo, Cassa di Risparmio di Cento, Banca Popolare dell’Alto Adige, Banca di Bologna, Iccrea Holding e Iccrea Banca, Iccrea BancaImpresa, Agos-Ducato, Farmafactoring, Banca Mediocredito del Friuli-Venezia Giulia, BancaSai.
L’agenzia di rating ha detto che i costi di rifinanziamento delle banche italiane potrebbero deteriorarsi a causa dei rendimenti crescenti sui titoli del Tesoro italiano.
S&P, nel mese di settembre, aveva già rivisto al ribasso il giudizio del debito a lungo termine di Mediobanca, Findomestic, Intesa Sanpaolo e le loro controllate Banca Imi, Cassa di Risparmio di Bologna e BIIS e BNL (BNP Paribas).
Secondo Standard & Poor’s, senza misure di sostegno alla crescita varate dal governo e un taglio più rapido del debito pubblico, le banche e le aziende italiane continueranno a subire uno svantaggio competititvo a causa dei costi di finanziamento superiori a quelli di altri paesi dell’Eurozona. L’agenzia di rating ha inoltre evidenziato che il contesto operativo in cui si trova il Paese, ulteriormente deteriorato dalle rinnovate tensioni del mercato e dalle cupe prospettive di crescita, non rappresenta uno stato temporaneo e non muterà facilmente.