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Spagna: Google News chiude i battenti a causa della link tax, ma il rischio è in tutta Europa. Ecco perché
venerdì 12 dicembre 2014, di
Il prossimo 16 dicembre Google News "cesserà di esistere"in Spagna. Il motivo è presto detto: a fine ottobre il Governo di Madrid ha approvato una legge, nota come "tassa sui link" o ancora meglio "Google Tax" che prevede l’obbligo per chiunque pubblichi un link, un titolo o una breve citazione di un articolo giornalistico di pagare "un equo compenso" all’editore.
Una norma che rappresenta de facto l’acme della lotta tra il colosso di Mountain View e gli editori di mezza Europa, una battaglia che coinvolge non solo l’editoria, ma anche il fisco e le autorità per la concorrenza.
La legge passata in Spagna con netta maggioranza è in teoria giusta, dato che dietro a ogni articolo c’è un lavoro e un lavoratore che spesso e volentieri viene pagato poco e male, ma che in pratica non solo non risolve la crisi che attanaglia il mondo del periodismo ("per dirla alla spagnola") mondiale. Al contrario rischia di diventare una limitazione di quel diritto di espressione e di informazione sancito dalle Costituzioni di ogni Paese democratico.
Google ha spiegato i motivi che l’hanno portata a prendere questa decisione:
"Questa nuova legge impone alle testate di richiedere un compenso a Google News per mostrare anche piccoli frammenti del loro testo, indipendentemente dal fatto che queste vogliano farsi pagare o no. Dal momento che Google News non genera ricavi (non mostriamo nessuna pubblicità sul sito) questo approccio semplicemente non è sostenibile. Perciò, è con grande dispiacere che il 16 dicembre (prima dell’entrata in vigore della nuova legge a gennaio) rimuoveremo gli editori spagnoli da Google News e chiuderemo Google News in Spagna."Per secoli, gli editori - aggiunge Gingras - si sono scontrati con i limiti insiti nella distribuzione delle copie stampate. Internet ha cambiato tutto, creando incredibili opportunità ma anche sfide concrete per gli editori, che hanno visto aumentare la competizione nell’attrarre lettori e investimenti pubblicitari. Noi continueremo a impegnarci per aiutare l’industria dell’informazione ad affrontare queste sfide e siamo felici di continuare a collaborare con le migliaia di partner che abbiamo nel mondo, così come in Spagna, per aiutarli ad aumentare lettori e fatturato online".
Insomma, due punti di vista opposti che rischiano di fare una sola, grande vittima: l’utente che non potrà più informarsi liberamente. Ma qual è la situazione nel resto d’Europa? Scopriamolo
Google vs. Germania
In Germania la battaglia per il momento sembra averla vinta Google. Recentemente, Axel Springer, uno dei più grandi editori tedeschi, ha scelto di porre fine all’esperimento che aveva coinvolto decine di editori locali e che riguardava il blocco delle visualizzazioni di propri articoli su Google News. Il motivo è semplice: il traffico presente sui vari siti era crollato dell’80% e la situazione rischiava di peggiorare ulteriormente.
Springer però ha deciso di non darsi per vinto e adesso la sua battaglia si sposta su un terreno molto simile a quello spagnolo: l’editore vorrebbe infatti un costo di licenza per far apparire l’anteprima dei propri contenuti su Google News. Ricordiamo inoltre che in Germania vige la "Leistungsschutzrecht", una legge che consente agli editori di proibire l’utilizzo dei propri pezzi ai vari motori di ricerca se non ricevono in cambio una compensazione economica. Alcuni editori però, pur di stare sull’aggregatore e di attrarre traffico, hanno di recente firmato una licenza revocabile e gratuita con cui rinunciano ai introiti previsti da quella norma.
Google vs. Francia
Diversa la situazione in Francia, in cui la difesa del Made in France ha assunto toni accesissimi. Il contrasto con Google è stato risolto stabilendo un compenso una tantum che andrà a finanziare la modernizzazione dei giornali. L’intesa è stata siglata nel febbraio 2013 e prevede che Big G non paghi nulla per link e anteprime, ma versi ogni tanto 60 milioni di euro volti a favorire lo sviluppo della stampa transalpina.
Google vs. Belgio
Simile la situazione in Belgio, Paese in cui il contrasto con l’azienda statunitense è stato risolto alcuni anni fa. A sollevare la questione, nel lontano 2006 è stata l’associazione degli editori CopiePresse. Nel 2012 la Corte belga si è pronunciata a favore di questi ultimi, istituendo l’obbligo per Mountain View di rimuovere i link. Alcuni mesi dopo però, visti i danni economici subiti dai vari editori a causa dell’esclusione dall’aggregatore, è stato firmato un accordo simile a quello descritto sopra per la Francia: Google ha garantito una maggiore collaborazione in termini di pubblicità e tecnologia, stringendo una partnership per sostenere gli editori nell’offerta dei loro contenuti su dispositivi mobili.
Google vs. Italia
In Italia ci si concentra più sulla concorrenza che sul copyright vero e proprio.
Poco più di due settimane fa, la Fieg, Federazione italiana degli editori, si è schierata al fianco dell’Agcom nel ricorso che l’associazione dei consumatori ha presentato al Tar contro Google, riguardante la trasparenza sui dati del fatturato pubblicitario realizzato in Italia. Mountain View non vuole comunicare informazioni di questo tipo, ma la legge italiana lo impone. A differenza di quanto accaduto negli altri Paesi però, la situazione è ancora lontana da una risoluzione.