Sondaggi elezioni europee: i populisti sbarcano a Strasburgo. I cittadini non vogliono più l’Unione

Populismo, nazionalismo, sovranità. Parole che suonano di passato ma parlando di presente.

Perché secondo i sondaggi, sono proprio i partiti che sostengono queste idee quelli che dopo il 25 maggio si siederanno sugli scranni del parlamento europeo. Gli anti-europeisti, secondo le indagini di Open Europe, la think tank britannica che ha condotto uno studio pan-europeo, alle prossime elezioni europee supereranno il 30% dei voti. Una percentuale enorme che molto dice riguardo al pensiero che i cittadini, non solo italiani, hanno attualmente sull’istituzione sovranazionale che guida il nostro continente.

A pubblicare il rapporto è stato il Guardian. Il giornale inglese elenca i partiti che hanno più possibilità di vittoria: la destra di Marie Le Pen in Francia, i populusti anti-immigrati di Gert Wilders in Olanda, gli indipendentisti dell’Ukip nel Regno Unito ed infine il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo in Italia.

Insieme, questi gruppi potrebbero arrivare a 218 seggi su 751, passando dal 9% al 30%, se non di più.

A fronte del rafforzamento generale del movimento, Open Europe stima anche un calo degli anti-europeisti moderati. I conservatori britannici per esempio dovrebbero scendere da 53 a 39 seggi. A Strasburgo quindi potrebbe esserci nel prossimo futuro un dualismo marcato. Da un lato gli anti-europeisti, dall’altro una maggioranza che sosterrà l’integrazione e la cooperazione a livello continentale.

Stati Nazionali ed Europa
Lo studio pubblicato sul Guardian sottolinea come la crescita del populismo anti-europeo non deve far riflettere solo sui risultati che potrebbero uscire dalle prossime elezioni di maggio, ma ogni Stato Nazionale dovrebbe interrogarsi sull’attuale dilagare di questo tipo di idee. Perché probabilmente le elezioni legislative che si svolgeranno nei singoli Paesi nel prossimo futuro potrebbero essere coinvolte nell’ondata anti-europea. E conoscendo le modalità d’azione dei partiti politici, non è detto che molti non decidano di cavalcare l’onda per ottenere un maggior numero di voti.

Gran Bretagna
Un esempio dell’influenza e dell’ ascesa dell’antieuropeismo è proprio l’Inghilterra. Secondo un sondaggio condotto pochi giorni prima della pubblicazione del rapporto di Open Europe infatti, nel Regno Unito sarà l’Ukip il primo partito per le europee di maggio. Gli indipendentisti potrebbero arrivare al 31% dei consensi, seguiti dai laburisti al 29%, dai conservatori al 24% e dai liberaldemocratici al 9%.

Un risultato che ha talmente terrorizzato il Primo Ministro David Cameron da spingerlo a promettere la propria testa nel caso in cui non indirà un referendum sull’Unione Europea.

Con questa promessa, il Premier si augura di rubare qualche voto all’Ukip, dimostrando ai cittadini di essere in sintonia con il loro pensiero e di voler sentire il loro parere. Ciò che spera Cameron però, è che nel corso di quel referendum (che come annunciato dovrebbe verificarsi nel 2017) i britannici votino “Sì” all’UE. L’assenso però sarà condizionato dalla messa a punto di varie riforme a livello continentale e da un parziale ritorno dei poteri a Londra.

Attualmente l’Unione sembra però sorda alle richieste inglesi, cosa che potrebbe spingere il Primo Ministro britannico a sostenere l’antieuropeismo nel tentativo di restare a galla e indebolire gli oppositori. Nel frattempo a minare la credibilità dell’Ukip ci pensano gli altri partiti, che vorrebbero lanciare una campagna per accusare di “razzismo” tutto il gruppo.

Le elezioni europee segneranno senza dubbio uno spartiacque nella vita dell’Unione. Perché antieuropeisti o no, l’ascesa del populismo continentale non può essere ignorata. L’Europa ha bisogno di cambiare o saranno i suoi stessi cittadini a decretarne la disfatta.