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Smantellamento Concordia: meglio in Italia, per creare opportunità di lavoro
venerdì 18 aprile 2014, di
Sulla questione dello smantellamento della Concordia sembra non avere dubbi il neo ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti che ha recentemente ribadito la necessità di smaltire la carcassa della nave della Costa Crociere, arenatasi all’Isola del Giglio il 13 Gennaio 2012, in territorio italiano.
La motivazione di questa posizione sarebbe legata a una prospettiva di sviluppo e di apertura di nuove opportunità lavorative, infatti, secondo Galletti da una tragedia avvenuta in mare italiano e con danni ambientali allo stesso territorio italiano, deve nascere l’occasione per creare opportunità economiche per il nostro stesso Paese.
La creazione di posti di lavoro sarebbe il giusto controcanto a una vicenda che ha portato l’Italia alla ribalta, per l’avventatezza delle scelte sostenute da chi di quella stessa nave era responsabile, per un elevatissimo rischio di danni all’area dell’Arcipelago Toscano, uno dei parchi nazionali più ricchi dal punto di vista ecologico e faunistico e, non ultimo, per le vittime che lo stesso evento ha causato.
A questo punto sarebbe da archiviare l’ipotesi turca, l’altra opzione che sembra rimanere ancora sul tavolo per lo smaltimento della Concordia. Come ha recentemente dichiarato il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, ascoltato dalla Commissione Ambiente della Camera, quella turca sarebbe la soluzione più conveniente dal punto di vista economico e il giusto mezzo, in termini di distanze da percorrere, per mettere l’imbarcazione al sicuro, in un porto.
La Turchia ha chiesto 40 milioni di dollari per portare nelle sue acque la Concordia e demolirla, una cifra molto competitiva rispetto a quella richiesta dal porto di Civitavecchia che ha azzardato la cifra di 200 milioni. Ipotesi più realistiche perché meno pretenziose, se si volesse restare in acque italiane, sarebbero quelle di Piombino e Genova mentre Palermo resterebbe fuori.
Un punto a favore della soluzione turca potrebbe essere individuato nell’uso del Vanguard una mega nave semi sommergibile di 275 metri che potrebbe agganciare il relitto della Concordia e trascinarlo in acque turche, mentre le ipotesi italiane prevedrebbero l’uso di navi da traino.
In ogni caso Gabrielli ha segnalato la necessità di una documentazione approfondita che illustri anche i rischi e gli eventuali problemi legati a ciascuna delle soluzioni da considerare: sono 30, infatti, i porti, non solo italiani ma anche turchi, britannici e norvegesi, che la società di Londra incaricata di trovare una società affidabile per l’operazione di raddrizzamento, avrebbe individuato, per la successiva azione di smantellamento.
In ogni caso è certo che il privato che si aggiudicherà l’appalto per lo spostamento, dovrà sostenere anche i costi di demolizione del relitto, dal momento che una gestione pubblica dell’operazione richiedere almeno 300 milioni di euro, una cifra già preventivata da Gabrielli e del tutto negata dal Governo Monti.