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Roma: Vasco è tornato, eccome se è tornato. Olimpico in delirio per un concerto incredibile. La scaletta completa
giovedì 26 giugno 2014, di
L’Olimpico aspetta solo lui. Entra - boato - sorride - boato - saluta:
"Ciao Roma, benvenuti, bentornati, ben ritrovati"
58mila persone rispondono con un urlo che fa tremare l’Olimpico di Roma. Vasco è tornato. Finalmente.
Tutti attendono di vedere cosa succederà con un po’ di eccitazione, ma anche con un po’ di paura. Perché sono in molti a temere che non sia più lo stesso. Che dopo la malattia, la riabilitazione, il periodo di sosta forzata e di astinenza dai grandi palchi non sia più il Blasco che tutti conosciamo e amiamo. E invece lui che fa? Fa impazzire un intero stadio con un concerto che non è un’esagerazione definire metal e che conferma, ancora una volta, dopo 35 anni di carriera, che in Italia il Komandante è lui, solo ed esclusivamente lui. L’unico in grado di riempire l’Olimpico con tre date successive (25, 26 e 30 giugno), l’unico in grado di stupire sempre: oggi come nel ’79, oggi come a Sanremo nell’ 83, oggi come a Catanzaro nel 2004, oggi come domani.
Il "Live Kom 014" è un evento duro, per i rocker pesanti, con una "ritmica spietata", come l’ha definita lui stesso, dettata dal batterista americano Will Hunt (ricordate gli Evanescence?), che con la sua doppia cassa fa tramare l’Olimpico per più di due ore, e dalla solita (e sempre egregia) chitarra di Stef Burns, musicista sopraffino dall’anima rock.
Si inizia "a palla" con "Gli Spari sopra". Saltano tutti, da quelli che sono cresciuti e invecchiati insieme a lui, a quelli che Vasco l’hanno scoperto dopo, nella seconda metà degli anni ’90, e ne hanno fatto la colonna sonora della loro vita. Fino ai più giovani che magari ascoltano Justin Bieber e One Direction, ma che ieri sera hanno riempito lo stadio perché Vasco è Vasco, per tutti, a 60 anni come a 18.
"...Muoviti!", "Qui si fa la storia", "La fine del Millennio", con un ritmo crescente che toglie il respiro. Poi arriva il momento di tirare il fiato con "Vivere" e i 58mila presenti a Roma urlano e continuano a "sperare di star meglio".
Pezzi nuovi e pezzi vecchi, canzoni storiche e nuove entrate. Il Blasco ha inserito in scaletta anche "La strega", "quella che l’amore lo fa per gioco e le piace anche poco", canzone del ’79 che il cantautore di Zocca ha scritto quando aveva 15 anni.
A metà concerto, insieme alla doppia cassa di Hunt, partono anche i laser montati su tre astronavi che volano sui musicisti. E via con "Sballi ravvicinati del terzo tipo", "C’è chi dice no" e "Stupendo". Non c’è una sola persona in silenzio, non ce n’è una che non accompagni Vasco e canti quelle parole a squarciagola. Ognuno mettendoci dentro le proprie frustrazioni, ognuno con un motivo per urlare "No" e per rendersi conto che "il tempo vola e la vita poi è una sola".
Su "Un senso" il pubblico è in delirio e il Kom si inchina per ringraziare tutti. Si arriva al medley, poi con "Rewind" si raggiunge il punto più forte dell’evento (sì evento, non concerto).
"Liberi, liberi". Finalmente, dopo anni. Vasco la rifà "perché me la chiedono sempre tutti" e i fan di vecchia data non riescono a controllare i brividi. Mancava da troppo e allora bentornata.
Siamo quasi alla fine, si susseguono due delle ballate più famose del rocker romagnolo. Prima "Sally", poi "Senza Parole".
Dopo uno show inaspettato, sorprendente, delirante, Vasco torna alla tradizione e chiude, come sempre, con quella che è la sua canzone simbolo. L’intro lo riconoscerebbe pure mia nonna che ha 83 anni, è "Albachiara".
Fuochi d’artificio. Il Blasco sorride, felice di essere tornato in uno stadio così, consapevole di aver dato al pubblico quello che voleva, di averlo rassicurato, coccolato e fatto saltare.
Vasco saluta con un "tenete duro", forse con la mente proiettata ai concerti successivi (26 e 30 giugno all’Olimpico, 4,5,9 e 10 luglio a San Siro. Tutto esaurito e 23 milioni di incasso totale).
Poi un’ ultima risata, quanto se la gode. Il messaggio alla "combriccola" è arrivato forte e chiaro: mai dubitare del Blasco, mai.
Di seguito, la scaletta completa del concerto:
- Gli spari sopra
- … Muoviti!
- Qui si fa la storia
- La fine del millennio
- Vivere
- Cambiamenti
- La strega
- Come stai
- Manifesto futurista della nuova umanità
- Interludio
- Dannate nuvole
- Vivere non è facile
- Sballi ravvicinati del terzo tipo
- C’è chi dice no
- Stupendo
- Un senso
- Medley: Cosa vuoi da me, Gioca con me, Delusa, Mi si escludeva, Asilo Republic
- Rewind
- Siamo soli
- Liberi Liberi
- Senza parole
- Sally
- Siamo solo noi
- Vita spericolata
- Albachiara.