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Riforma delle pensioni 2015, pensione anticipata con assegno ridotto e prestito pensionistico: la soluzione allo studio del Governo
lunedì 24 agosto 2015, di
Dopo la pausa estiva riprendono i lavori dell’Esecutivo sul delicato fronte della Legge di Stabilità: la manovra 2016, seppur ancora lontana dalla sua presentazione dovrà intervenire su molti nodi che vanno dal fisco e dalla tasse, alla previdenza e alla riforma delle pensioni.
Proprio riguardo alla riforma delle pensioni iniziano a trapelare le prime indiscrezioni relative alle modalità di attuazione della pensione anticipata, la formula che a fronte di un’anticipo dell’età della pensione prevederebbe una riduzione dell’assegno pensionistico e che servirebbe per emendare la riforma Fornero, ritenuta da più parti troppo penalizzante per i cittadini.
Il nodo maggiore con cui si stanno confrontando tecnici e politici è quello dei costi della flessibilità in uscita (altro nome sotto cui va la pensione anticipata): il pericolo di un anticipo generalizzato dell’età della pensione rispetto ai limiti fissati dalla Legge Fornero è, infatti, un impatto troppo incisivo sui conti pubblici e dei costi troppo elevati per le finanze italiane. A ciò deve aggiungersi anche la necessità di evitare conflitti con l’Unione Europea che, a suo tempo, aveva ritenuto la riforma Fornero un elemento imprescindibile per garantire la buona salute dei conti pubblici italiani.
Pensione anticipata con assegno ridotto: come funzionerà
Secondo le anticipazioni fornite dal sottosegretario all’Economia Pierpaolo Barretta, l’ipotesi a cui starebbero lavorando il Governo e i tecnici del Ministero dell’Economia e delle Finanze, sarebbe una revisione della proposta di legge presentata dallo stesso Barretta e da Cesare Damiano, che associerebbe la riduzione dell’assegno pensionistico per il pensionamento anticipato, al prestito pensionistico. Ecco quali sono le caratteristiche salienti dell’ipotesi di riforma delle pensioni:
- Anticipo dell’età pensionabile, con uscita anticipata, a 62-63 anni;
- Riduzione dell’assegno pensionistico via via più elevata, per ogni anno di anticipo in più, partendo da un taglio del 3% per un solo anno di anticipo;
- Possibilità di integrare l’assegno con il prestito pensionistico, ovvero con quello strumento che permette di ottenere un assegno pensionistico leggermente più elevato nei primi anni di pensione (anni in cui si è anticipata l’uscita dal mondo del lavoro) per poi restituire ciò che si è avuto prima, ottenendo un assegno più basso negli anni successivi;
In altri termini per ogni anno di lavoro in meno che il contribuente eviterebbe decidendo di anticipare il momento della pensione, si otterrebbe una sempre maggiore riduzione dell’assegno che, però, potrebbe essere aumentato grazie al prestito pensionistico, ovvero grazie a una somma che lo Stato presterebbe e, successivamente, recupererebbe dall’assegno erogato al pensionato.
L’ipotesi che sembra altamente sostenibile dal punto di vista contabile potrebbe però penalizzare fortememte i pensionati con un trattamento previdenziale di importo limitato.
Altra ipotesi in fase di valutazione, è la proposta presentata dal presidente dell’INPS Tito Boeri, per la riduzione dell’assegno pensionistico, ovvero la possibilità di distribuire il montante contributivo (ovvero i contributi accumulati nell’intera vita lavorativa) tenendo conto sia del momento di uscita dal mondo del lavoro sia della speranza di vita residua. In tal modo l’assegno risulterebbe ridotto di circa il 3% in media per ogni anno di mancata contribuzione.
Il Reddito minimo e le altre ipotesi di riforma della previdenza
Accanto alla riforma delle pensioni vera e propria, sono attualmente allo studio dell’Esecutivo e dei tecnici dei ministeri anche altre misure che potrebbero vedere la luce nella prossima legge di stabilità:
- Reddito minimo garantito per gli over 55 che hanno già usufruito di Naspi e Asdi e che non sono riusciti a trovare un nuovo lavoro dopo il licenziamento (contribuenti che non hanno ne reddito ne pensione);
- contributo di solidarietà sulle pensioni più elevate, di importo superiore ai 3000-3500 euro netti al mese;
- eliminazione delle penalizzazioni per la pensione anticipata per chi ne ha usufruito prima del 2015.