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Riforma Pensioni: penalizzazioni o prestiti per pensione anticipata. Tutto sulle due ipotesi a vaglio del Governo

martedì 19 maggio 2015, di Vittoria Patanè

Il premier Matteo Renzi ha annunciato ieri l’intenzione di riformare la tanto odiata Legge Fornero. Le modifiche saranno inserite all’interno della legge di Stabilità 2016 e avranno lo scopo prioritario di garantire una maggiore flessibilità in uscita.

A partire dal prossimo settembre verranno dunque rivisti i limiti d’età pensionabile per lavoratori e lavoratrici fissati dalla legge n.92 del 2912. Il Presidente del Consiglio, nel corso della conferenza stampa in cui ha illustrato le decisioni del CDM sui rimborsi stabiliti dalla Consulta a causa della mancata rivalutazione dei trattamenti previdenziali nel biennio 2012-2013, ha confermato dunque le indiscrezioni degli ultimi mesi sostenendo che "la grande questione delle pensioni va affrontata":

«Diciamo la verità: se io sono una donna di 62 anni, per me le normative del passato sono intervenute in modo troppo rigido. Se una donna a 61, 62, 63 anni, vuole andare in pensione due o tre anni prima, rinunciando a 20-30-40 euro, per godersi il nipote anziché dover pagare 600 euro la baby sitter, bisognerà trovare le modalità perché glielo si possa permettere»

ha affermato Renzi.

Riforma Pensioni: flessibilità
Gli esperti del Governo starebbero attualmente studiando le varie ipotesi volte a permettere una maggiore flessibilità in uscita. Due sarebbero le opzioni cui il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti starebbe pensando:
 pensione anticipata con penalizzazione;
 prestito temporaneo fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia

Riforma pensioni: penalizzazioni
Per quanto riguarda la prima opzione, il ministro del Lavoro starebbe vagliando l’ipotesi di creare un sistema di uscita anticipata con penalizzazioni. Al raggiungimento di una determinata età ed in presenza dei requisiti contributivi, si parla di un minimo di 62 anni e 35 anni di contributi, i lavoratori potrebbero andare in pensione con una penalizzazione dell’8% sulle quote retributive dell’assegno previdenziale. L’alternativa sarebbe quella di calcolare una penalizzazione del 2% per ogni anno mancante alla pensione di vecchiaia (66 anni e 3 mesi).

Riforma Pensioni: prestito pensionistico
La seconda ipotesi sarebbe quella di varare un prestito pensionistico per chi ha perso il lavoro, ma non ha ancora maturato i requisiti necessari per accedere alla pensione. Il lavoratore avrebbe la possibilità di smettere di lavorare a 62 anni e tre mesi ( avendo maturato i 35 anni di contributi necessari) e percepire un assegno temporaneo dall’INPS fino al raggiungimento del requisito anagrafico previsto per la pensone di vecchiaia. Al compimento dei 66 anni, il prestito verrebbe restituito, tramite micro-prelievi mensili sulla pensione.

Su questo fronte il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha dichiarato la volontà di :

«consentire ai lavoratori dipendenti la possibilità di percepire un assegno temporaneo fino al perfezionamento del diritto alla pensione di vecchiaia, con successiva restituzione da parte del pensionato della somma complessivamente percepita»

Riforma delle Pensioni: le altre ipotesi
Le altre due ipotesi vagliate dal Governo sarebbero la proroga dell’opzione donna in scadenza a dicembre 2015 e l’ormai famosa "quota 100", vale a dire la somma di anzianità contributiva ed età anagrafica che consentirebbe l’accesso alla pensione a lavoratori dipendenti e autonomi.

Per quanto riguarda le coperture finanziarie, il ministero del Lavoro starebbe valutando l’ipotesi di reintrodurre il divieto di cumulo fra redditi da pensione e redditi da lavoro.

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