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Renzi vs Bersani: chi ha vinto il duello tv? Opinioni a confronto

giovedì 29 novembre 2012, di Daniele Sforza

Un confronto acceso e costruttivo quello tra Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani su Raiuno. Secondo il 49% dei telespettatori, in base a un instant poll condotto da Quorum per La Stampa, Matteo Renzi avrebbe vinto il dibattito, risultando molto più convincente di Bersani, fermo al 38%.
Significativi i dati rilevati dal sondaggio: il 15% potrebbe cambiare intenzione di voto, mentre il 13% è convinto che nessuno dei due abbia vinto il dibattito.

In 1 ora e 45 minuti si è discusso di tutto e di più, ma sul fronte alleanze si sono rilevate le prime nette distinzioni, con un Bersani che si è detto pronto a includere i moderati, e un Renzi che ha invece negato a priori un’eventuale alleanza con l’Udc e Sel. Non c’è "profumo di sinistra", bensì "profumo di inciucio", ha affermato Renzi, subito prontamente biasimato da Bersani che gli ha dato, in pratica, dell’"avversario". "Quando siamo andati da soli ha vinto Berlusconi", tradisce il suo nervosismo Bersani, seppur sembra molto più convinto di vincere (mentre Renzi sembra molto più convinto di sé e basta, come dimostra il suo estremo agio di fronte alle telecamere).

Andiamo a vedere punto per punto i principali argomenti d’interesse su cui i due candidati del PD hanno discusso.

Redditi

Per Renzi è necessario "rimettere i soldi in tasca al ceto medio" attraverso misure immediate, come lo stanziamento di 21 miliardi per "dare 100 euro netti al mese in più a chi guadagna meno di 2.000 euro per 13 mensilità". Parla di generazione Renzi, affermando che risulta necessario guardare al merito per la generazione di domani.

Bersani risponde che non è in grado di promettere manovre da 20 miliardi, ma che bisogna fare comunque qualcosa. "Io non prometto venti miliardi l’anno prossimo", ha specificato il segretario del PD. "Ma penso si debba fare qualcosa, ricavando dal risparmio, dalla lotta all’evasione e dalla solidarietà fiscale per cui chi ha di più ha di più".

 Bilancia: Renzi 60% - Bersani 40%

Bersani è più teorico, Renzi è più pratico, promettendo una manovra da 21 miliardi. Resta il fatto che restano sempre parole, ma Bersani, spesso accusato di immobilismo, pur reagendo bene, è rimasto un po’ in ombra sulla questione.

Fisco

Bersani risulta categorico sull’evasione fiscale: "C’è ancora chi è convinto che se evade ruba allo Stato. No, chi evade ruba a chi sta pagando". La soluzione? "E’ necessario avere la tracciabilità di tutti e nella privacy assoluta andare a vedere i movimenti bancari. Inoltre è necessario disporre di agenzie più amichevoli verso chi le tasse le paga. E infine bisogna attaccare i paradisi fiscali".

Renzi fa critica e autocritica per quanto riguarda l’evasione fiscale: "Un po’ di responsabilità ce le abbiamo anche noi, non come il centrodestra, certo, però noi abbiamo fatto qualcosa, ma non abbastanza". Renzi si scaglia anche contro Equitalia (conquistando, con ogni probabilità, il 99,9% degli italiani), definendola forte con i deboli. "Ce la siamo presa con il piccolo, ma non siamo andati a prendere i grossi".
Bersani si difende: "Equitalia non l’abbiamo mica inventata noi. Anzi, stiamo cercando di migliorarla", ma Renzi incalza: "Non ho mai detto che l’abbiamo inventata noi, ma che con te e Visco il nostro governo le ha conferito i poteri".

 Bilancia: Renzi 80% - Bersani 20%

Renzi attacca Equitalia, considerata dalla maggioranza degli italiani il nemico n.1 (o n.2 dopo il governo). Inoltre Renzi attacca direttamente l’ex governo in cui Bersani era ministro, suggerendo che le cose potrebbero non cambiare se dovesse vincere le prossime politiche.

Palestina

Bersani è favorevole al fatto che la Palestina diventi Paese osservatore Onu, "altrimenti
avrà ragione Hamas", mentre Renzi è contrario, sposando le tesi di Stati Uniti e Gran Bretagna. Bersani, sul tema, è però categorico: "Non si scherza con la politica estera, vorrei che il PD avesse una posizione unitaria".

 Bilancia: Renzi 15% - Bersani 85%

Su questo tema, Bersani è nettamente più di sinistra di Renzi, le cui idee risultano più similari a quelle della sinistra inglese e americana che, come sappiamo, sono lontane anni luce dalla sinistra italiana.

Europa

Bersani ha affermato che "l’Europa è diventata un problema per il mondo e l’austerità da sola non porterà da nessuna parte". "Rilanciamo il tema degli Stati Uniti d’Europa", esorta. "Non è un’utopia, l’alternativa è il disastro".

Renzi si trova d’accordo: "Sogno un’Europa che intervenga su politica estera e una Banca Centrale Europea che compia davvero il suo lavoro. Voglio sistemare il debito pubblico non perché me lo chiede la Merkel, ma per i miei figli".

 Bilancia: Renzi 50% - Bersani 50%

Nulla da aggiungere: entrambi sono d’accordo sul tema comune degli Stati Uniti d’Europa. Nessuno scontro in vista, almeno su questo argomento.

Sud e criminalità

Bersani è stato chiaro, definendo la criminalità "la più grande industria nel Paese" e affermando inoltre che "non possiamo fare spallucce e girarci dall’altra parte". Bersani ha anche distinto l’egemonia della criminalità organizzata che, mentre nel Mezzogiorno è radicata nel territorio, nel nord investe e fa impresa.

Renzi ha reagito affermando che il problema non è del Sud, ma dell’Italia. "Bisogna liberare il Sud dalle raccomandazioni, deve uscire da questa logica, altrimenti non si va da nessuna parte".

 Bilancia: Renzi 45% - Bersani 55%

Bersani dice cose giuste, affermando un problema serio, che è quello della criminalità, e analizzando seriamente il suo raggio d’azione sulla Penisola. Renzi anche afferma cose giuste, ancora di più quando dichiara che il vero problema è italiano, e non solo relativo al Mezzogiorno, anche se poi si sofferma anche lui sul problema del Meridione, contraddicendosi parzialmente.

Politica industriale

Si accende fervente il dibattito sulla politica industriale, e non si conclude nello studio televisivo, ma proseguirà (almeno così hanno detto) "davanti a una birra".
Bersani ha esortato a "tornare alle cose basiche del sistema industriale", incitando una "maggiore presenza dell’azionista pubblico", sollecitato a porsi degli interrogativi sulla necessità di vendita delle aziende italiane, come ad esempio Ansaldo. Bersani ha puntato l’attenzione anche sugli investitori privati, incentivando inoltre piccole e medie imprese a fare meglio.

Renzi continua invece sulla strada dell’autocritica: "La politica industriale degli ultimi 20 anni non è stata all’altezza. Abbiamo ignorato la vera destinazione dell’Italia, in grado di creare bellezza anche sotto l’aspetto manifatturiero. Berlusconi ha deluso, ma noi abbiamo fatto la politica industriale con i grandi sussidi alle grandi aziende e le grandi opere senza creare occupazione".

 Bilancia. Renzi 60% - Bersani 40%

Bersani dice cose ovvie e ragionate, ma Renzi pungola e sicuramente convince molto di più il pubblico: innanzitutto perché l’autocritica è legittima, visti i risultati recenti del PD, e poi perché, partendo dalla confessione di un errore, lascia lo spiraglio per una nuova soluzione pratica.

Vitalizi e finanziamento ai partiti

Bersani propone di dimezzare il finanziamento dei partiti e di studiare un tetto ai cumuli per ciò che concerne il sistema dei vitalizi.

Renzi però risulta molto, ma molto più incisivo e drastico, chiedendo l’abolizione del finanziamento pubblico, la rinuncia ai vitalizi e il dimezzamento del numero dei parlamentari.

 Bilancia: Renzi 85% - Bersani 15%

Non c’è storia su questo argomento. Renzi sposa le idee della maggioranza dell’opinione pubblica e dice cose che i telespettatori vogliono sentire. Bersani è molto più cauto e incute il timore nei cittadini che tutto rimanga così com’è, relativamente al sistema dei vitalizi e dei finanziamenti ai partiti.

Conflitto di interessi

Autocritica su entrambi i fronti sul tema del conflitto d’interessi: Bersani ammette che la mancanza di una legge in materia è stato un limite: "Non aver fatto un antitrust vero sul settore della comunicazione è stato un limite".

Renzi è molto più drastico: "La mancanza di una legge sul conflitto d’interessi è stato un fallimento del centrosinistra". "Siamo stati due volte al governo", ha proseguito "e il fatto di non averla fatta è la dimostrazione più drammatica che abbiamo fallito".

 Bilancia: Renzi 50% - Bersani 50%

C’è autocritica da entrambe le parti, ma Bersani è stato al governo e Renzi no. Bersani ha affermato di aver condotto una battaglia, anche se forse è stato troppo poco. Una confessione che gli fa guadagnare un pareggio in materia con il sindaco di Firenze, fin troppo furente.

Pensioni

Renzi è stato severo con la riforma delle pensioni varata dall’ultimo governo di centrosinistra: "Nel 2007, quando abbiamo abolito lo scalone, ci è costato 9 miliardi di euro. Ora potremmo utilizzare quei soldi".

Bersani risponde stizzito: "Bisogna che tu approfondisca. Quei miliardi non ce li saremmo portati adesso. Abbiamo fatto riforme che hanno messo in sicurezza il sistema".

 Bilancia: Renzi 35% - Bersani 65%

Bisognerebbe chiedere ai pensionati chi risulta in vantaggio su questo tema di dibattito. L’impressione è che sia Bersani a vincere il contenzioso, che ha affermato di aver salvato il sistema, un sistema che oggi se la deve vedere con nuove riforme molto più "crudeli".

Diritti

Bersani dice sì alle coppie di fatto, "che Casini sia d’accordo o no". Inoltre parla di una legge sull’omofobia. Sulla violenza sulle donne, i due candidati risultano d’accordo, definendo i femminicidi "una vergogna" ed esortando "a fare di più", a cominciare ad esempio dalle tutele alla donna e dal sostegno ai centri anti-violenza.

 Bilancia: Renzi 50% - Bersani 50%

Nulla da aggiungere: entrambi sono concordi su concetti molto cari alla sinistra e al senso comune di civiltà.

Conclusioni

 Bilancia: Renzi 54% - Bersani 46%

Vince Renzi il confronto televisivo secondo le nostre percentuali. Il vantaggio, seppur leggero, risulta consistente.

Bersani appare più rassicurante e "tradizionale", non rappresenta un’incognita e questo pare tranquillizzare gli elettori del centrosinistra.

Renzi invece è molto più drastico, incisivo, partecipe e più volte afferma concetti che l’opinione pubblica esprime di frequente. A volte sembra più un democratico americano o un laburista britannico che un uomo di sinistra italiano, ma l’impressione generale è che il Paese ne abbia abbastanza delle ideologie.

Vedremo se il dibattito televisivo di ieri sera muterà il destino del ballottaggio di domenica prossima. Con ogni probabilità, qualche voto lo ha già spostato.

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