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Referendum costituzionale 2016: il Governo è obbligato a dimettersi se vince il No?

giovedì 9 giugno 2016, di Chiara Ridolfi

Il referendum costituzionale 2016, che tra le varie cose proporrà l’abolizione del Senato, è l’argomento di cui maggiormente si discute in questi giorni. Ciò che molti Italiani si chiedono è se il Governo, in caso di vittoria del No sia obbligato a dimettersi.

Si cerca tanto di capire la situazione soprattutto per le dichiarazioni che ha fatto il Premier Renzi, che ha affermato di essere pronto ad “abbandonare la politica” nel momento in cui non vincesse il Sì. Non sembra però preoccupato il Presidente del Consiglio dei dati che al momento vedrebbero in testa i votanti del No e comporterebbero la conseguente caduta del suo Governo.

Cosa succederà se il referendum non accoglie la Riforma costituzionale? Questa è la domanda del momento e molti già credono che Renzi sia spacciato dopo i risultati delle Comunali 2016. Non sembrano però interessare a Matteo Renzi i voti delle elezioni del 5 giugno (sebbene non abbiano dato i risultati sperati) che invece punta tutto su ottobre 2016 e sulla Riforma della Costituzione.

Il referendum costituzionale 2016 in caso dovesse andare male per il Governo ne potrebbe comportare la caduta e di conseguenza il ritorno alle urne per gli Italiani. Molti partiti si sono già schierati a favore o contro questa riforma costituzionale e anche alcuni personaggi dello spettacolo hanno chiarito la loro idea. Sebbene il referendum costituzionale sia ancora lontano e prima sembrano esserci altri obiettivi rimane comunque l’argomento di maggiore interesse.

Sarà obbligatorio per il Governo dimettersi? Perché un referendum diventa un voto di fiducia e una prova per Renzi? Vediamo cosa succederà veramente ad ottobre 2016, nel caso in cui a vincere fosse il No.

Referendum costituzionale 2016: è obbligatorio andare alle urne se vince il No?

Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha più volte affermato che “andrà a casa” e “lascerà la politica” in caso non dovesse passare la Riforma costituzionale. Sembra ancora presto per dirlo, ma al momento potrebbe essere una reale possibilità quella di ritornare alle urne per votare dopo il referendum costituzionale di ottobre. Il partito del No è infatti più forte al momento e il distaccamento degli elettori dalla sfera politica potrebbe aiutare la campagna contro il Governo.

Insieme a Renzi anche Elena Maria Boschi ha dichiarato a più riprese di lasciare il mondo della politica e il suo posto nel Governo. In questo scenario quindi gli Italiani dovrebbero andare alle urne e votare un nuovo governo.
Renzi però non è obbligato a lasciare il posto da Presidente del Consiglio, dal momento che nessuna legge prevede ciò. Le dichiarazioni fatte dal premier sono legate solo ad suo modo di pensare e di spingere gli elettori a votare in favore della sua idea.

Non tutti i votanti inoltre hanno chiaro per cosa si voterà e soprattutto quali saranno le conseguenze di un cambiamento politico di questo tipo.
Nel momento in cui il No dovesse diventare la scelta della maggioranza dei votanti il nuovo Governo favorirebbe il Movimento 5 Stelle, dal momento che il PD ne uscirebbe in ginocchio dopo una sconfitta del genere.

Era necessario legare la battaglia del referendum alla caduta del Governo? In realtà non c’è alcun motivo per fare una scelta del genere se non far leva sulla paura in modo da favorire l’approvazione della Riforma costituzionale.

Referendum costituzionale: se cade il Governo cosa succede?

Nel momento in cui a vincere è il No si apre uno scenario di vuoto governativo e già i partiti di centro destra e sinistra cercano di capire in che modo muoversi.
Se il Governo Renzi dovesse cadere dopo la vittoria del No si aprirebbero due possibilità:

  • gli Italiani torneranno alle urne e decidono quale partito o movimento è in grado di far riprendere l’Italia dal suo periodo di crisi. In questo scenario la prima scelta dei votanti potrebbe esser il Movimento 5 Stelle, dal momento che si potrebbe vedere il movimento come un nuovo inizio per l’Italia e un modo per slegarsi dai partiti;
  • in alternativa si potrebbe instaurare un governo di unità nazionale per tamponare l’emergenza. Questa sarebbe la soluzione che va più a genio ai partiti, che potrebbero in questo modo avere la possibilità di cercare di ottenere maggiori voti, di fare una campagna elettorale forte e soprattutto di cercare di riprendersi dopo le varie disfatte politiche.

Sebbene in questo momento le battaglie dovrebbero puntare a far vincere i ballottaggi ai candidati sindaci del PD, Renzi non sembra puntare su questo. La grande battaglia dovrà essere combattuta sul referendum, sul cambiamento della Costituzione e la possibilità di mantenersi al Governo fino al 2018.

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