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Quirinale: Renzi rischia su Mattarella, ma Berlusconi prepara la sua vendetta. I probabili scenari

venerdì 30 gennaio 2015, di Vittoria Patanè

Silvio Berlusconi è arrabbiato, arrabbiatissimo. Il voltafaccia di Matteo Renzi brucia parecchio. La scelta che per il Premier rappresenta una prova di forza, di indipendenza, un tentativo (forse riuscito) di riprendere in mano il proprio partito e compattarlo, per l’ex Cavaliere ha il sapore di un tradimento vero e proprio.

La reazione immediata, istintiva, è stata quella di dichiarare finito l’esperimento del Nazareno. "Il patto è morto" ha affermato il leader del centrodestra. Non se lo aspettava, a 79 anni, di essere "fregato" da un ragazzetto che potrebbe essere suo figlio e che probabilmente ha sempre visto come un erede a prescindere dalle differenze di colore politico. Molto più dei vari Alfano, Fitto ecc., Matteo possiede quella tempra, quella verve, quell’intelligenza politica, e diciamocelo quella "simpatica furbizia" che fanno di un semplice amministratore un vero leader. In Renzi, come ha dichiarato lui stesso, Berlusconi ha sempre rivisto se stesso da giovane e la presa di posizione di ieri, conferma quanto mai la visione del magnate milanese. Probabilmente lo avrebbe fatto anche lui anni fa, forse, quando la rabbia passerà, riconoscerà la vittoria dell’avversario.

Per adesso però, Silvio Berlusconi prepara le contromosse. La scelta di Mattarella potrebbe costare cara a Renzi, molto cara. L’ex Premier ha ancora il "coltello dalla parte del manico".

Il PD e i franchi tiratori
Ma prima di parlare delle contromosse dell’ex Cavaliere occorre porsi una domanda. Siamo così sicuri che, domani mattina, nel corso della quarta votazione, i parlamentari del PD manterranno la parola data nell’assemblea di ieri? Historia magistra vitae e il passato, in questo caso, ci insegna che l’autodistruttività dei democratici spesso tende a prevalere sul buonsenso, sul dovere, e sulla fedeltà al partito. Il pericolo che a vincere siano ancora una volta i franchi tiratori è alto, molto alto. Le elezioni di febbraio 2013 insegnano. Nel caso in cui il partito si spaccasse per l’ennesima volta, a perdere non sarebbe Mattarella, sarebbe Matteo Renzi. Una sconfitta enorme che metterebbe a rischio il futuro del PD e dello stesso Governo.

Il segretario ha deciso di fidarsi di quel partito che spesso negli anni non ha riservato proprio un trattamento egregio a coloro che lo hanno guidato. Stavolta il Premier spera che vada diversamente. Domani avremo la risposta

Quirinale: la vendetta di Berlusconi
Tornando a Silvio Berlusconi, il dubbio più forte al momento riguarda la sopravvivenza del Patto del Nazareno.

Nel caso in cui, durante il quarto scrutinio a maggioranza semplice, Mattarella diventasse Presidente della Repubblica grazie ai voti del centrosinistra e la scheda bianca del centrodestra, l’intesa Renzi - Berlusconi assumerebbe un nuovo volto, un volto in cui sarebbe il Presidente del Consiglio a dettare regole e condizioni.

Ma la situazione potrebbe capovolgersi rapidamente. Dopo l’elezione del capo dello Stato si tornerà a lavorare sulle Riforme, ed è proprio in quel momento che l’ex Cavaliere potrebbe prendersi la sua rivincita. Nel corso degli ultimi mesi, l’appoggio di Forza Italia è stato determinante per portare avanti l’agenda dell’Esecutivo. Qualche esempio? L’approvazione al senato della riforma Costituzionale ad agosto o il voto della settimana scorsa sull’Italicum. Quest’ultimo, per divenire legge, deve ancora passare l’ultimo voto alla Camera. A livello teorico, il PD avrebbe i numeri, ma a livello pratico parecchi esponenti del partito non vogliono votare la norma.

La riforma della Costituzione invece, deve ancora ricevere il secondo Sì del Senato dove la maggioranza dei democratici è in bilico e dove senza Forza Italia la partita potrebbe diventare durissima.

Insomma per Berlusconi, la sconfitta di oggi potrebbe diventare la vendetta di domani.

D’altro canto però, Renzi potrebbe riacquistare la fiducia dell’ex Presidente del Consiglio con la riforma della prescrizione (che riporterebbe a nuova vita il processo per corruzione di senatori vicino all’estinzione ), la conferma della depenalizzazione del falso in bilancio e in generale le norme sulla giustizia tanto care a Berlusconi. Renzi conta su queste per "riprendersi" il Nazareno? Staremo a vedere

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