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Prezzo del petrolio torna sopra $52. Cosa sta succedendo alla quotazione?

mercoledì 19 ottobre 2016, di C. G.

Prezzo del petrolio - Il prezzo del petrolio sale ancora dopo le perdite subite nella sessione di lunedì, il tutto grazie ai dati preliminari sulle scorte USA. Che cosa sta mettendo in continua agitazione il prezzo del petrolio? Ecco i motivi che spiegano l’andamento attuale della quotazione.

Il prezzo del petrolio è tornato a scendere nella sessione di lunedì e la quotazione è tornata ancora una volta sotto quota 50 dollari a barile. Il nuovo ribasso del prezzo del petrolio, che secondo alcuni analisti potrebbe rappresentare il segnale per un imminente crollo, è stato ancora una volta determinato dalle preoccupazioni riguardanti l’eccesso di offerta mondiale.

A pesare sul prezzo del petrolio continuano ad essere anche le preoccupazioni relative all’efficacia dell’accordo OPEC trovato ad Algeri. L’accordo è stato raggiunto con lo scopo di tagliare la produzione per tentare di riequilibrare il prezzo del petrolio.

In realtà diversi elementi continuano a mettere a repentaglio l’efficacia dell’accordo OPEC, come ad esempio il mancato raggiungimento di un compromesso nel vertice di Istanbul che si è tenuto la scorsa settimana tra paesi OPEC e paesi esterni all’Organizzazione. Il prezzo del petrolio ha risentito di questo fallimento e ha iniziato a far registrare nuove perdite, mentre attualmente ha ripreso a viaggiare in rialzo.

Ad influenzare il prezzo del petrolio ci hanno pensato, ancora una volta, l’Iran e il suo vice-presidente, il quale ha parlato della necessità di riconquistare la sua quota di mercato. Tali obiettivi dell’Iran hanno messo in agitazione il prezzo del petrolio che ha chiuso la sessione di lunedì in calo, mentre oggi appare in rialzo grazie ai dati preliminari sulle scorte USA.

Vediamo allora perché il prezzo del petrolio ha subito diverse perdite nella sessione di lunedì e perché oggi invece sta recuperando terreno. Cosa sta succedendo al prezzo del petrolio?

Prezzo del petrolio oggi: l’andamento della quotazione

Come abbiamo già accennato, il prezzo del petrolio è tornato a salire nella sessione di martedì e pare stia proseguendo tale trend rialzista anche nella sessione di giovedì. Ma cosa sta determinando tale nuovo aumento del prezzo del petrolio?

Il prezzo del petrolio è tornato a salire grazie alle anticipazioni sui dati relativi alle scorte di greggio statunitensi. Secondo tali risultati preliminari, infatti, le riserve settimanali degli USA sarebbero in forte calo. Tutto ciò non ha fatto altro che portare il petrolio in risalita.

Attualmente il prezzo del petrolio Brent e il prezzo del petrolio Wti sono entrambi in rialzo dell’1,49%. Il primo scambia a 52,45 dollari a barile, mentre il secondo a quota 51,04 dollari a barile. Vediamo tuttavia quali sono gli elementi che hanno pesato e che continueranno probabilmente a pesare sulla quotazione.

Prezzo del petrolio in ribasso lunedì: quanto ha perso la quotazione?

Il prezzo del petrolio Brent ha perso 44 centesimi nella sessione di lunedì ed è tornato a scambiare a quota 51,51 dollari per barile, mentre durante la sessione era arrivato a toccare massimi di 52,29 dollari a barile.

Il prezzo del petrolio Wti, invece, ha perso 42 centesimi ed è sceso al di sotto della soglia dei 50 dollari a barile. La quotazione del Wti è infatti passata da 50,58 dollari a barile fino a 49,47 dollari a barile.

Prezzo del petrolio in agitazione: come pesano gli USA

A pesare sul prezzo del petrolio ci hanno pensato anche gli USA. Secondo gli analisti, infatti, il prezzo del petrolio Wti sarebbe stato messo sotto pressione da un report di venerdì scorso di Baker Hughes, fornitore di servizi petroliferi, il quale ha mostrato come gli USA abbiano aggiunto altri 4 impianti di trivellazione nella settimana terminata il 14 ottobre.

Prezzo del petrolio in agitazione: ecco cos’altro pesa sulla quotazione

Come già accennato, e secondo la maggior parte degli analisti, il prezzo del petrolio è stato notevolmente sostenuto dal raggiunto accordo OPEC di Algeri sulla produzione, ma l’eccesso di offerta globale e le già citate preoccupazioni relative all’efficacia di tale accordo hanno continuato a pesare sulla quotazione.

La produzione di petrolio della Libia è cresciuta da 540 mila a 560 mila barili al giorno. La Nigeria, invece, si è detta pronta ad aumentare la sua produzione da 400.000 a 2,2 milioni di barili al giorno. Il futuro per il prezzo del petrolio non sarà di certo facile anche se attualmente la quotazione è tornata in rialzo.

Prezzo del petrolio: Iran verso livelli di produzione pre-sanzioni

A mettere in crisi il prezzo del petrolio ci ha poi pensato l’Iran. Il direttore della compagnia petrolifera nazionale iraniana ha infatti affermato che il paese spera di incrementare la produzione di greggio nelle prossime due settimane. L’Iran pare infatti pronto ad aumentare nuovamente l’output da 3,89 milioni di barili al giorno fino a circa 4 milioni.

Le esportazioni di greggio dell’Iran dovrebbero inoltre passare da 2,2 milioni di barili a 2,4 milioni di barili al giorno. Il prezzo del petrolio non ha potuto assistere inerme a queste dichiarazioni ed è tornato ancora una volta sotto i 50 dollari a barile per poi riprendere a guadagnare nella sessione odierna.

Il ministro iraniano del petrolio, Bijan Zanganeh, ha affermato poi che l’obiettivo del paese è quello di raggiungere una capacità di produzione di 4,03 milioni di barili al giorno entro marzo 2017. Tale livello tuttavia è solo di poco inferiore rispetto a quello che ha causato le sanzioni al paese, ossia di 4,085 milioni di barili al giorno.

Il prezzo del petrolio resta dunque vincolato a troppi elementi per poter fornire delle previsioni chiare sull’andamento futuro della quotazione. L’accordo OPEC funzionerà davvero? Sarà possibile trovare un compromesso con i paesi non OPEC nel prossimo meeting di Vienna? E infine, sarà mai possibile riequilibrare la domanda e l’offerta mondiale di greggio? Il prezzo del petrolio, certamente, non farà altro che risentire di queste incertezze.

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