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Prezzo petrolio sale dopo scorte, ma il mercato trema: attenzione a Donald Trump

giovedì 1 giugno 2017, di C. G.

Prezzo petrolio: Donald Trump è davvero in grado di influenzare la quotazione di greggio? E se sì, quali saranno le prospettive per il prezzo del petrolio?

Nonostante il meeting di Vienna di maggio abbia optato per l’estensione dello storico accordo OPEC di novembre, il prezzo del petrolio è tornato a perdere ampio terreno, soprattutto perché il mercato è rimasto deluso dalla mera estensione la quale non ha preso in considerazione i tanto attesi tagli aggiuntivi.

Qualche ora fa, in seguito alla pubblicazione dei dati sulle scorte statunitensi, il prezzo del petrolio è tornato a guadagnare terreno e a recuperare parte delle perdite subite negli ultimi giorni post meeting.

Nonostante l’attuale rialzo della quotazione, molti analisti sono convinti che essa non riuscirà ad alzarsi notevolmente al di sopra dei 50 dollari per tutta una serie di fattori tra cui la politica del presidente USA, Donald Trump. Quali prospettive per il prezzo del petrolio?

(Prezzo petrolio Wti: l’andamento della quotazione nel breve)

Prezzo petrolio: l’andamento odierno della quotazione

Come già accennato, il prezzo del petrolio è riuscito a recuperare un po’ del terreno perduto nei giorni successivi alla mera estensione dell’accordo OPEC sulla produzione. Nel momento in cui si scrive la quotazione del Brent sta salendo di 0,77 punti percentuali e sta scambiando su quota 51 dollari a barile. Il prezzo del petrolio Wti invece sta salendo dello 0,83% e sta scambiando poco oltre i 48 dollari (ultimo aggiornamento ore 08:15).

Prezzo petrolio: i motivi dell’attuale rialzo

Che cosa ha determinato il recente recupero del prezzo del petrolio? Mentre nei giorni scorsi le pressioni del mercato hanno condotto di nuovo il Brent sotto i $50 e il Wti sui $47, i dati sulle scorte pubblicati nella serata di ieri hanno portato la quotazione a decollare.

I dati pubblicati dall’API alle ore 22:35 italiane di ieri hanno più che sorpreso trader e mercato. Nella precedente rilevazione le scorte settimanali di petrolio erano scese di 1,5 milioni di barili, mentre per la rilevazione di ieri il consensus aveva previsto un calo delle giacenze di 2,5 milioni. I dati hanno sorpreso tutti: le scorte sono scese di 8,67 milioni di barili in una sola settimana e il prezzo del petrolio non ha potuto che rialzare la testa.

Prezzo petrolio: i progetti di Trump

Come abbiamo avuto modo di vedere più e più volte nelle nostre analisi sul prezzo del petrolio, a pesare sull’andamento della quotazione è stata spesso la produzione statunitense che ha quasi reso inutili gli sforzi di riequilibrio del mercato messi in piedi dall’OPEC.

John Redwood, strategist della Charles Stanley’s, ha fatto notare come 10 anni fa la produzione USA si assestava a 5,1 milioni di barili al giorno mentre ora potrebbe sfondare quota 9,3 milioni, con ovvie conseguenze sul prezzo del petrolio.

Per l’analista il presidente Trump sta adottando una politica diversa rispetto a quella di Barack Obama su alcune tematiche fondamentali tra cui quelle ambientali e sta mettendo ancor più enfasi sulla possibilità di creare occupazione nell’industria petrolifera e dunque sulla possibilità di accelerare la produzione.

Anche in questo caso l’equazione da tenere a mente è sempre la stessa: più produzione = prezzo del petrolio in frenata. Ovviamente nell’analisi dei prezzi bisogna tener conto di numerosi altri elementi, ma quello della produzione USA è senza dubbio uno dei più importanti.

Basti sapere, comunque, che progetti del genere relativi ad un aumento dell’offerta su un mercato ancora poco bilanciato, andranno molto probabilmente a contraddire gli sforzi dell’OPEC volti a rialzare il prezzo del petrolio.

Prezzo petrolio: quali prospettive con Trump?

Per Jameel Ahmad della FXTM la mentalità degli investitori rimarrà orientata verso il basso e i trader continueranno ad andare short intorno a quota 50 dollari, come hanno fatto nei mesi scorsi.

“Le attese negative sul prezzo del petrolio non sono determinate dall’assenza di sforzi da parte dell’OPEC, ma sono più legate alla previsione che i produttori di shale americano aumenteranno il volume dell’offerta”,

ha affermato Ahmad.

Il problema, ha fatto notare l’esperto, è che non importa cosa si inventerà l’OPEC per riequilibrare il mercato e ridurre l’offerta; i produttori di shale USA saranno sempre in grado di oscurare ogni sforzo aumentando le scorte di greggio e mettendo così sotto pressione il prezzo del petrolio, soprattutto con la realizzazione dei piani di Trump.

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