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Prezzo del petrolio: le nuove conseguenze del crollo delle quotazioni
domenica 3 aprile 2016, di
L’andamento del prezzo del petrolio, e più in generale di tutte le materie prime, è da sempre stato un elemento di facile interpretazione se si voleva descrivere il suo impatto sull’economia mondiale.
Un calo nel prezzo delle materie prime ha costituito, in genere, un fattore positivo per le economie industrializzate, le quali si sono ritrovate ad avere importazioni meno esose. Con gli effetti esattamente opposto causati da un rialzo nel prezzo delle materie prime.
Questo ha portato le principali aree economiche importatrici, ovvero Europa, Stati Uniti e Giappone a periodi di crescita o di recessione economica nel corso degli ultimi decenni.
Inoltre l’andamento dei costi relativi alle materie prime ha sempre portato i mercati finanziari a reagire in maniera concorde con le economie e contraria all’andamento del prezzo di petrolio e soci.
La situazione attuale sta tuttavia ribaltando le regole.
I prezzi delle materie prime e del petrolio sono in calo, la crescita economica nelle principali aree industrializzate non c’è e i mercati finanziari vivono periodi di alta volatilità.
Cerchiamo di capire il perché, grazie ad un’analisi a 360 gradi offerta dal professore dell’Università della LUISS Marco Magnani sul World Economic Forum.
Prezzo del petrolio: da sempre termometro dell’economia globale
L’andamento del prezzo del petrolio ha definito, nel passato, periodi più e meno floridi per le più importanti economie mondiali, in maniera sempre molto lineare.
Durante gli anni ‘70 ci fu un incremento del prezzo del petrolio che ha condotto Europa e Stati Uniti ad un periodo di inflazione e recessione, mentre i produttori di oro nero si arricchivano dando vita a surplus monetari nelle proprie riserve.
Gli anni ‘90 sono stati invece segnati da un crollo nel prezzo delle materie prime che, esattamente al contrario degli anni ‘70, ha portato forte crescita nelle economie industrializzate a discapito degli esportatori di materiali grezzi, come Brasile e Argentina, o di produttori di petrolio, come Messico o Russia.
La globalizzazione che ha negli ultimi anni legato i destini delle economie del pianeta ha creato un sistema economico più complesso, incapace di reagire in maniera lineare, come nel passato.
Il calo nel prezzo del petrolio e delle materie prime avuto dal 2011 ha infatti apportato fragilità non solo alle economie dei paesi emergenti, ma anche ad Europa e Stati Uniti.
Le difficoltà che i paesi esportatori di materie prime hanno negli investimenti e nei consumi si riflettono oggi in maniera negativa sulle economie occidentali, causando deflazione, instabilità economica e dei mercati e problemi di carattere politico e sociale, i quali portano con sé ulteriore ulteriore instabilità.
Prezzo del petrolio: gli effetti del calo dal 2011
Vediamo nel dettaglio tutti gli effetti provocati dal calo nei prezzi del petrolio e delle materie prime:
- Diminuzione della domanda dei paesi esportatori - Le difficoltà incontrate da numerosi paesi produttori di petrolio portano ad un calo dei consumi e degli investimenti in questi paesi, il ché si riflette in una diminuzione della domanda con impatti negativi sul computo della domanda aggregata dei paesi industrializzati.
- Uscita dai mercati di materie di prime - Il calo nel prezzo del petrolio ha abbassato il grado di competitività delle aziende di estrazione petrolifera, penalizzando tutto il processo produttivo di estrazione e di trattamento del petrolio, con conseguenze negative per le società occidentali coinvolte e per gli investimenti da esse sostenuti.
- Deflazione e calo dei prezzi - La preoccupazione che Fed e BCE hanno recentemente manifestato nei confronti della deflazione deriva anche dal calo dei prezzi delle materie prime, al quale fa seguito un calo nelle aspettative dei consumatori che, a sua volta, porta a postporre le decisioni di investimento, frenando la crescita dell’economia.
- Instabilità finanziaria - Le difficoltà incontrate dai paesi esportatori aprono le porte ad ulteriori implicazioni interne ai loro confini, dove sistemi finanziari fragili rischiano di amplificare, piuttosto che contenere, i problemi da loro affrontati. Così sta accadendo in Russia, ad esempio, dove un rublo debole e la crisi economica che si sta vivendo potrebbero causare un crollo del già fragile sistema finanziario.
- Instabilità politica - Dal 2011 i paesi esportatori di petrolio e materie prime stanno inoltre riflettendo il calo dei prezzi e dei consumi in una progressiva perdita del consenso sociale e quindi della stabilità politica al loro interno. L’Arabia Saudita sta esaurendo le riserve di ricchezza che si è costruita negli anni e paesi come l’Algeria, la Nigeria e i protagonisti delle vicende nel Medio Oriente trovano difficoltà aggiuntive nella lotta al terrorismo a causa del calo del prezzo delle materie prime.
- Volatilità dei mercati - All’incertezza e all’instabilità evidenziate nei precedenti punti si deve poi aggiungere la scia post-crisi finanziaria nella quale stiamo ancora vivendo, oltre che una serie di eventi contingenti legati al terrorismo, alle immigrazioni e alle elezioni del presidente USA che non fanno altro che incrementare la complessità della situazione attuale.
Il calo nel prezzo del petrolio e delle materie prime si ritrova quindi oggi inserito in un contesto estremamente più articolato che in passato, e le conseguenze sull’economia dei paesi industrializzati non sono più lineari come una volta.
Analisi originale condotta dal prof. Marco Magnani, fonte: World Economic Forum