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Petrolio: prezzi ai top da 9 mesi verso 108$ su disordini in Egitto

venerdì 13 giugno 2014, di Nicola D’Antuono

L’escalation delle violenze e dei disordini in Iraq sta pesando come un macigno sulle quotazioni petrolifere, che negli ultimi tre giorni hanno subito una notevole impennata. In Iraq le milizie jihadiste sunnite legate ad Al-Qaeda sono entrati a Mosul, Tikrit e Baiji, arrivando a meno di 100 km dalla capitale Baghdad. Ciò ha avuto un forte impatto sull’andamento dei prezzi del petrolio, che sui mercati internazionali ha registrando un balzo significativo. Il rischio di elevata instabilità in Iraq potrebbe creare le aspettative di maggiore caos in tutta la regione mediorientale, la più calda in assoluto per il greggio.

Il caos in Iraq va avanti già da qualche giorno, ma la situazione sembra stia precipitando proprio nelle ultime ore. Due giorni fa è avvenuto anche il meeting dell’OPEC, l’Organizzazione dei maggiori paesi esportatori di petrolio al mondo, durante il quale è stato confermato il tetto alla produzione giornaliera di greggio a 30 milioni di barili. Di recente l’Iraq ha aumentato la sua capacità produttiva e mantiene sempre un obiettivo di 4 milioni di barili entro fine anno. Vincenzo Longo, market strategist di IG, ritiene che il boom dei prezzi del petrolio potrebbe avere riflessi significativi anche sulle previsioni di inflazione.

Infatti se le quotazioni petrolifere dovessero continuare ad aumentare nelle prossime settimane, potrebbe avvenire un ridimensionamento delle aspettative di nuovi allentamenti monetari delle grandi banche centrali e soprattutto un avvicinamento della stretta sui tassi in alcune aree economiche rilevanti, in primis Stati Uniti e Regno Unito. Tuttavia al momento è ancora troppo presto per fare nuove stime sull’andamento dell’inflazione, anche perché il surriscaldamento dei prezzi del petrolio potrebbe anche avere vita breve se la situazione geopolitica in Iraq dovesse migliorare nelle prossime settimane.

Intanto ieri sul mercato Nymex di New York è avvenuto un vero e proprio boom dei prezzi sia per la qualità di greggio Wti sia per quella Brent. Il petrolio Wti è salito quasi del 2,4% fino in area 107,7$ al barile, ai massimi da settembre 2013. Il greggio americano ha poi chiuso appena sotto 107$, a seguito delle prese di beneficio scattate dopo il rally degli ultimi giorni che ha spinto la quotazione verso 108$ da un minimo di periodo di 101,6$ al barile. Ottima performance anche per il petrolio Brent, che è salito del 2,32% a 112,5$. I prezzi hanno comunque superato anche quota 13$ nell’intraday, anche qui ai top da settembre 2013.

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