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Perché il prezzo del petrolio è di nuovo in rialzo? I 3 motivi principali
venerdì 26 febbraio 2016, di
Dopo un forte rialzo nella sessione statunitense di giovedì, il prezzo del petrolio continua la fase di recupero durante l’ultima giornata di scambi della settimana.
Il prezzo del petrolio è in corsa verso la prima chiusura settimanale in positivo in un mese.
Il Brent è aumentato del 4.2% a $36.76 al barile, mentre il petrolio WTI segna un rialzo del 4% a $34.40 al barile.
Ma cosa spinge quest’ultimo rialzo del prezzo del petrolio?
Vediamo i 3 motivi principali per cui la quotazione dell’oro nero è di nuovo in forte rialzo.
1) Prezzo del petrolio in rialzo: aumenta la domanda di benzina
Prima di tutto, gli ultimi dati pubblicati in settimana, oltre ad aver evidenziato un aumento delle giacenze di petrolio, hanno anche segnalato un forte aumento della domanda di benzina, un fattore fondamentale per sostenere il rialzo del prezzo del petrolio.
E il fatto che la domanda dei prodotti raffinati del petrolio, tra cui la benzina, stia aumentando suggerisce il basso prezzo del petrolio abbia avuto effetto sui consumatori e che questi abbiano iniziato a consumarne di più.
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2) Aumenta il prezzo del petrolio, si avvicina la scadenza dei futures
Per il lunedì della prossima settimana (29/02/2016) è fissata la data di scadenza dei contratti sul Brent con consegna il prossimo mese, il che starebbe spingendo gli investitori a coprire il proprio posizionamento sul prezzo del petrolio a bassi livelli.
3) Petrolio in rialzo: nuova riunione a marzo su accordo produzione
Ma la ragione principale per cui il prezzo del petrolio è di nuovo in rialzo è legata alla notizia secondo cui il prossimo mese avrà luogo un’altra riunione dei Paesi produttori per discutere del congelamento dei livelli di produzione.
L’eccesso di offerta, risultato di una guerra dei prezzi del petrolio tra i paesi produttori, rimane il driver principale sul prezzo del petrolio attuale e il mercato sembra essere ottimista circa il raggiungimento di un accordo sulla produzione.
Molti, tuttavia, ritengono che siamo ben lontani da un accordo e, ammesso anche si raggiunga, non farebbe altro che congelare i livelli di produzione ai livelli massimi di gennaio e farebbe poco nel tentativo di riequilibrare il mercato petrolifero nel lungo termine.
Il timore più forte è che, nonostante l’Arabia Saudita, la Russia, il Qatar e il Venezuela saranno presenti alla riunione di marzo, l’Iran possa decidere di non partecipare.
Senza un compromesso con l’Iran, al momento impegnata ad aumentare la produzione di petrolio di 1.000.000 di bari al giorno per tornare ai livelli di output pre-sanzioni, è molto improbabile che possa essere raggiunto un accordo finale.