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Pensioni a rischio svalutazione per andamento negativo del PIL: l’INPS dice basta
martedì 11 novembre 2014, di
Cancellare la svalutazione delle pensioni causata dall’andamento negativo del Prodotto Interno Lordo. Questo il nocciolo duro della lettera che l’INPS invierà oggi ai ministeri del Lavoro e dell’Economia, chiedendo allo stesso tempo chiarimenti sull’applicazione di questo meccanismo entrato in vigore nel 1995 con la riforma Dini.
La svalutazione delle pensioni
Il montante contributivo delle pensioni, ad oggi, viene calcolato in base all’andamento del PIL nominale (serie storica di 5 anni). A questo punto parte l’inghippo, perché, essendo il coefficiente negativo (-0,1927%), nel caso di applicazione automatica del suddetto metodo, a partire dal 2015, il "salvadanaio previdenziale", andrebbe in perdita. Il motivo è semplice. Nel momento in cui la riforma Dini è entrata in vigore, pochi si aspettavano un calo prolungato del Prodotto Interno Lordo e quindi nessuno aveva messo in conto questa opzione.
Oggi però l’Inps vorrebbe evitare proprio che i futuri pensionati subissero delle penalizzazioni e ha deciso di inviare una lettera ai ministeri per capire cosa fare.
Enrico Morando, viceministro dell’Economia ha affermato:
Siamo immersi in una lunga fase di recessione, è chiaro che sarebbe semplicistico limitarsi a un’applicazione automatica del meccanismo. E’ ragionevole intervenire per impedire la svalutazione delle pensioni, cambiando le regole del gioco. Va posto il problema, ricordando che serve una grande cautela quando si interviene sulle materie previdenziali, serve un atteggiamento volto a garantire la stabilità dei conti, senza produrre terremoti."
Insomma, giusto andare incontro ai pensionati, ma occhio a non creare problemi alle casse dello stato. Continua il numero due del MEF:
E’ il PIL negativo che produce conseguenze negative sul sistema previdenziale. In questo quadro occorre azzerare l’impatto con un provvedimento legislativo, ma neanche si può pretendere una rivalutazione se il PIL è negativo."
Quello che l’INPS vorrebbe è intavolare una discussione sui coefficienti, facendo in modo che essi tengano conto dei cambiamenti avvenuti nel sistema previdenziale in modo da non causare perdite ai futuri pensionati, il cui montante verrebbe calcolato in base a un PIL negativo, causando appunto una svalutazione dei contributi.
PIL e pensioni
Il Prodotto interno Lordo di un Paese è il valore complessivo dei beni e dei servizi finali che un Paese produce in un determinato lasso di tempo e solitamente si calcola in base annuale. Dal 2009, anno dell’inizio della crisi economica, ad oggi, il PIL è sceso da 1.578 miliardi di euro a 1,548 miliardi. L’andamento dell’ultimo lustro è stato dunque negativo.
Il montante contributivo si calcola in base alla differenza percentuale del PIL anno su anno. La riforma Dini in particolare si riferisce alla serie storica del PIL di cinque anni. A questo punto, dato l’andamento negativo 2009-2014 si rischia che le pensioni vengano svalutate. Già a partire dal 2014 il valore del montante accumulato dai lavoratori andrà incontro a un taglio, per l’applicazione del tasso di rivalutazione pari a -0,1927%. A pesare soprattutto il brusco ribasso del PIL del 2009 (-5,51%).
A subire l’impatto del meccanismo adottato nel 1995 non sono gli attuali pensionati, ma riguarderà coloro che cesseranno l’attività a partire dal1°gennaio 2015.