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Paul Krugman su fiscal cliff: quali sono le prospettive sull’accordo?

mercoledì 2 gennaio 2013, di Erika Di Dio

Per dare un senso a quanto appena accaduto, dobbiamo chiederci cosa c’è veramente in gioco, e quanta differenza fa l’accordo sul bilancio in un quadro più ampio.

Il punto della situazione

Quindi, le due parti su cosa stanno discutendo? Sicuramente la risposta è il futuro del welfare state. I progressisti vogliono mantenere i risultati del New Deal e della Great Society, oltre ad implementare e migliorare Obamacare in modo da diventare un paese normale avanzato che garantisce l’assistenza sanitaria essenziale a tutti i suoi cittadini. La destra vuole mandare indietro le lancette dell’orologio al 1930, se non al 19esimo secolo.

Ci sono due modi in cui i progressisti possono perdere questa battaglia:

  • il primo è una sconfitta diretta sulla questione della previdenza sociale, con il Congresso che di fatto vota per privatizzare ed, infine, eliminare programmi chiave, o con i politici democratici che danno via il loro diritto politico di nascita in nome di un Grand Bargain;
  • il secondo è che i conservatori riescano ad affamare la bestia con successo, portando le entrate così in basso attraverso sgravi fiscali in modo che non si potranno sostenere i programmi di assicurazione sociale.

La buona notizia per i progressisti è che il pericolo uno è stato scongiurato, almeno fino ad ora e non senza tanta agitazione. Nel frattempo, nel 2011 Obama si diceva disposto ad innalzare l’età di Medicare, nel 2012 a tagliare i benefici di Social Security; ma per fortuna gli estremisti di destra hanno fatto “affondare” entrambe le operazioni.

La cattiva notizia è che l’accordo non è in grado di compensare la perdita di reddito dovuta ai tagli fiscali di Bush. Qui però è importante mettere i numeri in prospettiva. Obama non aveva comunque intenzione di lasciar andare via tutti i tagli fiscali di Bush; erano sul tavolo solo i tagli delle fasce alte. Queste avrebbero fruttato qualcosa come 800 miliardi di dollari; lui effettivamente ne ha ottenuti circa 600 miliardi. Quanta differenza c’è?

Beh, il CBO (Congressional Budget Office) stima il Pil cumulato potenziale nel prossimo decennio a 208mila miliardi. Quindi la differenza tra quello che Obama ha ottenuto e quello che avrebbe dovuto ottenere è all’incirca lo 0,1% del Pil potenziale. Non è fondamentale, per non dire altro.

E sul principio della cosa, si potrebbe dire che i Democratici non hanno ceduto terreno sulle cose essenziali, senza tagli ai benefici, mentre i Repubblicani hanno appena votato per un aumento delle tasse per la prima volta da decenni.

Cosa farà Obama?

Allora perché i progressisti rimangono con l’amaro in bocca? Ciò ha poco a che fare con dove Obama è arrivato rispetto a come ci è arrivato. Egli ha continuato a disegnare linee sulla sabbia, per poi cancellarle e ritirarsi in una nuova posizione. E il suo evidente desiderio di raggiungere un accordo prima di colpire l’”innocuo” fiscal cliff promette molto male per il confronto incombente sul tetto del debito che avverrà fra poche settimane.

Se Obama manterrà la sua posizione in quel confronto, questo accordo non apparirà male in retrospettiva. Se non lo farà, ieri sarà visto come il giorno in cui Obama ha iniziato a buttare via la sua presidenza e le speranze di tutti quelli che lo hanno sostenuto.

Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: Paul Krugman blog

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