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PIL USA: nel terzo trimestre l’economia cresce oltre le attese

giovedì 7 novembre 2013, di Michele Ciccone

Il terzo trimestre del 2013 è ritenuto particolarmente importante dagli analisti, poiché sarà possibile esaminare le conseguenze dello shutdown sull’economia americana. Secondo quanto riportato oggi dal Bureau of Economic Analysis, l’economia statunitense è cresciuta nel terzo trimestre 2013 del 2,8%, superando così le aspettative degli analisti che prevedevano una crescita del 2,0%.

Alla pubblicazione del dato, il cambio Euro/Dollaro è scambiato in area 1.33 ed è in questo momento sotto fortissime pressioni vista la decisione, presa oggi della BCE, di tagliare i tassi di interesse ad un nuovo minimo storico dello 0.25%.

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I dati storici sul Pil americano

Il tasso di crescita dell’economia americana ha mostrato, ad eccezione dell’ultimo trimestre del 2012, un andamento decisamente positivo, seppur in calo. Tra il 2010 e il 2012, infatti, si passa da un aumento del Pil pari a quasi il 6% nell’ultimo trimestre del 2009, fino ad un -0,1% dell’ultimo trimestre del 2012, un decremento del tasso di crescita pari a circa il 100%! Il primo trimestre del 2013 ha fatto osservare una ripresa (2,5%) non tale tuttavia da eguagliare la crescita dei primi mesi del 2010, frutto del forte intervento dello Stato a sostegno dell’economia.

Le stime degli analisti per il terzo trimestre 2013 vedevanono la crescita del Pil pari al 2%, dato inferiore ai risultati effettivi (rivisti) dei primi tre mesi del 2013 (2,5%).
Secondo gli esperti intervistati da Bloomberg l’economia americana stava rallentando già agli inizi del terzo trimestre, quindi prima del famigerato shutdown, in seguito all’andamento poco favorevole delle retribuzioni

Secondo John Silvia, capo economista alla Wells Fargo Securities LLC

L’economa americana cresce ancora, ma in maniera molto moderata. L’andamento dell’occupazione e dei salari reali viene costantemente rivisto al ribasso. E’ questa una chiara sfida per i consumatori.

Il cammino declinante dei consumi (privati) statunitensi, dovuto ad una moderazione salariale, sarebbe quindi la principale causa della revisione al ribasso delle stime di crescita. In netto contrasto con quanto avvenuto nel primo trimestre del 2013, dove furono proprio i consumi a trainare la ripresa dopo le performance negative del quarto trimestre 2012.

Inoltre, la minore spesa pubblica (in particolar modo consumi pubblici) e il calo dei consumi privati nel corso dei 16 giorni di shutdown preme gli esperti ad una ulteriore revisione al ribasso della crescita.

I dati sulla disoccupazione mostrano come ad ottobre il tasso fosse del 7,3%, superando quindi il minimo relativo da Novembre 2008 registrato a Settembre (7,2%).
Le statistiche ci dicono però che le performance dell’economia americana, almeno rispetto all’Italia o ad altri paesi dell’area Euro, non sono poi così preoccupanti. Con un tasso di disoccupazione che si attesta in media intorno al 7% (c’è ancora da lavorare, è chiaro) e con tassi di crescita del Pil in media intorno al 2% il sentiero intrapreso dagli Stati Uniti a seguito della crisi dei mutui subprime è sicuramente quello giusto.

Aiuta sicuramente l’appoggio che la Fed continua a dare ai titoli pubblici americani. Nonostante il limite massimo all’acquisto di titoli pubblici fissato a 85 miliardi di dollari (riecheggia ogni tanto la possibilità del tapering; dal nostro punto di vista ci sembra però un’idea infondata), nel mese di ottobre la Fed avrebbe acquistato obbligazioni statali per un ammontare complessivo di 100 miliardi di dollari.

Continua quindi il sostegno alla spesa in deficit degli Stati Uniti, probabilmente il vero motore della crescita del paese.

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