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PIL USA: drammatico o prevedibile? Parola a James D. Hamilton

giovedì 31 gennaio 2013, di Federica Agostini

Dal weblog Econbrowser, traduciamo questo post di James D. Hamilton che commenta il dato rilasciato ieri sul PIL USA. La contrazione, dice l’illustre professore, era prevedibile e nonostante le catastrofiche considerazioni che si possono fare in merito, il dato non è poi così drammatico.

PIL USA: di nuovo in calo

Il Bureau of Economic Analysis ha rilasciato la pubblicazione della stima sul PIL reale per il quarto trimestre del 2012 rivelando un violento calo rispetto al terzo trimestre. Quanto spaventa questa notizia?

Il calo maggiore si deve al declino degli inventari e delle spese governative. Il primo, può in parte riflettere la preoccupazione delle imprese riguardo al futuro, sebbene spesso le stime preliminari sugli inventari siano soggette a sostanziali revisioni. Il calo nelle spese della difesa, relativo al terzo trimestre, è stato in parte l’effetto eco dell’aumento temporale delle spese del trimestre in questione, prima delle incertezze relative alle trattative sul fiscal cliff.

Da questi dati si evince che durante l’ultimo trimestre (del 2012) la domanda reale dei privati è cresciuta con un tasso annuo del 2.5%.

La scarsa performance delle esportazioni (exports) suggerisce che i problemi dell’Europa stiano iniziando ad avere dei costi sull’attività economica statunitense, ma ci sono anche altre buone notizie a contro-bilanciare questo squilibrio: l’aumento degli investimenti immobiliari dei non residenti e le costruzioni di nuovi immobili. La svolta positiva dei prezzi degli immobili suggerisce, tra l’altro, che le costruzioni possano continuare. Anche la spesa per i consumi privati è stata piuttosto robusta nell’ultimo trimestre. Tuttavia, l’indice della fiducia dei consumatori ad opera della Conference Board ha subito un calo durante il mese di gennaio, e il recente aumento delle tasse sui salari ha colpito i consumatori con un vento contrario per questo primo trimestre.

Possibilità di recessione?

La nuova stima sul PIL non ha grande effetto sull’Indice "Econbrowser Recession Indicator" che al momento è all’8.2%, solo parzialmente lontano rispetto al trimestre precedente.

Al fine di calcolare questo indice, permettiamo che passi un trimestre per la revisione dei dati ed il riconoscimento del trend. In questo modo, il valore più recente, anche se derivato dagli ultimi dati sul PIL rilasciati, è in realtà una valutazione di dove l’economia sia giunta alla fine del terzo trimestre del 2012. Secondo il nostro algoritmo, l’indice dovrebbe salire al 67% prima che si possa dire che gli Stati Uniti siano entrati in una nuova recessione.

Così, anche se i titoli delle testate giornalistiche possano sembrare spaventosi, non credo che il rapporto sul PIL cambi l’aspetto generale del quadro economico che soggiace. Sapevamo che la contrazione fiscale, gli sviluppi in Europa e l’Uragano Sandy avrebbero pressato l’economia, e infatti è stato così. Sapevamo che il settore immobiliare avrebbe aiutato, e così è stato. L’aspettativa ragionevole, dunque, rimane quella di anticipare una crescita, seppur inferiore al normale, per la prima metà del 2013. Con la speranza che la seconda metà dell’anno fornisca un quadro ancor più favorevole.

Traduzione a cura di:

Federica Agostini

Fonte: Econbrowser

GDP falling again

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