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OCSE: con più donne a lavoro il PIL aumenterebbe

martedì 18 dicembre 2012, di Vittoria Patanè

L’Italia è il terzultimo Paese al mondo per partecipazione femminile nel lavoro. A rivelarlo è l’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in un rapporto presentato ieri a Parigi, dal titolo “Closing gender gap”. Il rapporto analizza l’economia dei 34 Paesi aderenti all’Organizzazione che raccoglie le maggiori forze industriali del pianeta.

Dati del rapporto

Secondo i dati raccolti l’economia italiana risulterebbe penalizzata dallo scarso coinvolgimento delle donne nel mercato del lavoro. Nella classifica delle presenze, stilata dall’OCSE, il nostro Paese si colloca al 32esimo posto per numero di donne impegnate in ambito lavorativo, con il 51% contro una media internazionale del 65%. Peggio di noi riescono a fare solo Turchia e Messico. L’Italia registra però valori migliori rispetto agli altri paesi sui divari salariali, sul tipo d’impiego e di carriera tra uomini e donne.

Gli squilibri, nella penisola italiana, appaiono più bassi, ma secondo l’ente parigino, questo rifletterebbe il fatto che le donne italiane, rispetto a quelle delle altre nazioni, a causa dei salari più bassi, hanno una maggiore probabilità di lasciare il mercato del lavoro. Per ovviare a tutto ciò “L’Italia ha bisogno di migliori politiche sulla famiglia e di una maggiore partecipazione degli uomini in ambito domestico”, continua il rapporto. Va poi evidenziato che, come nella maggior parte dei paesi OCSE, in Italia nelle ultime generazioni le donne hanno ottenuto risultati migliori degli uomini negli studi (il 59% dei laureati sono di sesso femminile). L’organizzazione sottolinea inoltre che il maggiore livello di istruzione della popolazione è stato causa di circa la metà della crescita economica nell’area OCSE negli ultimi 50 anni, e "questo deve molto all’aver portato le ragazze a livelli più alti di istruzione e all’aver raggiunto una maggiore uguaglianza nel numero di anni trascorsi a scuola".

Più donne lavoratrici, PIL più alto

Le proiezioni degli esperti dell’organizzazione con sede a Parigi mostrano che, a parità di altre condizioni, se nel 2030 le donne italiane raggiungessero lo stesso livello d’accesso al mondo del lavoro degli uomini, la forza lavoro del Paese aumenterebbe del 7% e il PIL pro-capite crescerebbe di 1 punto percentuale l’anno. Non solo, la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è fondamentale per sostenere il reddito delle famiglie e garantire l’autosufficienza economica delle donne stesse. Esse risultano essere infatti più esposte al rischio di povertà negli anni della pensione perché, lavorando meno e per minor tempo, contribuiscono in minor grado ai propri contributi pensionistici. La soluzione sarebbe quindi quella di trovare un maggior equilibrio casa-lavoro. Mettendo in atto questo proposito, conclude l’OCSE, si potrebbe fornire all’economia un’importante possibilità di crescita per uscire dal momento di crisi internazionale.

Elsa Fornero

Il Ministro del Lavoro Elsa Fornero, intervenendo all’interno del Forum parigino, sottolinea come l’uguaglianza tra i sessi nel mondo del lavoro sia prima di tutto “una questione di diritti dell’uomo, una questione morale. Poi possono venire le motivazioni economiche”. Il Ministro ha poi aggiunto che la priorità rimane la “lotta a qualsiasi tipo di discriminazione” e che i tagli ai servizi pubblici per l’infanzia a causa della crisi "sono inaccettabili".La Fornero ha infine osservato che spesso, nei paesi mediterranei, le donne hanno un ruolo fondamentale nei risparmi delle famiglie e che rappresentano un “fattore di crescita” per l’economia mondiale.

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