Home > Altro > Archivio > Medici in fuga: meglio lavorare all’estero
Medici in fuga: meglio lavorare all’estero
domenica 21 luglio 2013, di
La fuga di cervelli dal nostro Paese continua e siamo pronti a scommettere che il fenomeno non è destinato ad arrestarsi, viste le recenti novità derivate dalle misure del governo Letta per aumentare l’occupazione giovanile. A quanto sembra, la dequalificazione è meglio della specializzazione, perciò le figure professionali altamente specializzate preferiscono abbandonare l’Italia e rifugiarsi all’estero.
Aumentano le richieste per poter lavorare all’estero
Medici, farmacisti, dentisti, veterinari: sono in molti a recarsi al Ministero per ottenere i documenti necessari per avere la possibilità di lavorare nei Paesi dell’Unione europea. Negli ultimi 3 anni, infatti, questo tipo di richieste ha registrato un incremento del 40%, per un totale di 5mila richieste, in base ai dati diffusi recentemente dal Ministero della Salute. Dalle poco più di 1.000 richieste del 2009, entro la fine del 2013 il Ministero dovrebbe ricevere ben 1.600 richieste. Come possiamo notare, la fuga dei cervelli è un fenomeno destinato a crescere, in campo medico così come negli altri settori.
Le mete preferite dai camici bianchi
Tra le mete preferite dai medici specializzati figurano la Germania, i Paesi nordici come la Danimarca e la Svezia, e soprattutto la Gran Bretagna, dove in molti vanno perfino ad apprendere e a formarsi.
Perché è meglio lavorare all’estero
Tra le principali motivazioni che spingono i camici bianchi a fare valigie e a rifugiarsi all’estero, rientrano le numerose incertezze sul futuro e l’insoddisfazione professionale. I camici bianchi sono alla ricerca di un Paese che li valorizzi sia dal punto di vista lavorativo, sia dal punto di vista umano. Dati preoccupanti, secondo gli opinionisti e gli esperti del settore, che però sembrano più preoccupare i pazienti che le istituzioni.