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Legge di stabilità 2013: mutui e tasse, breve guida per non impazzire

giovedì 18 ottobre 2012, di Daniele Sforza

In merito alla Legge di Stabilità 2013 abbiamo deciso di proporvi una breve guida ragionata sulle nuove logiche introdotte relative ai mutui e alle tasse.

Contribuenti aggravati da IMU e IRPEF

Un 2012 all’insegna delle tasse: chi profetizzava la fine del mondo, in fondo, aveva ragione. Perché se non è fine del mondo, poco ci manca. Pensiamo a chi ha un solo stipendio e deve mantenere una famiglia di 4 persone, o a chi è costretto ad ascoltare quotidianamente le difese bislacche di esponenti politici in tv (tra champagne, amanti e vacanze al mare) con un pensiero fisso al mutuo da pagare, al parente disabile o a quanto manca per arrivare alla fine del mese.

Con la Legge di Stabilità 2013, si apre un’altra era per la tassazione dei cittadini italiani. Nonostante gli effetti di cassa si avranno solo nel 2013, non si può certo dire che i contribuenti italiani vengano lasciati in pace. Ora, oltre alla stangata di dicembre dell’IMU (su cui piomberanno le aliquote comunali), i contribuenti dovranno pensare anche a rifare i dovuti calcoli su tasse e mutui, grazie alle novità imposte dalla Legge di Stabilità.

Mutui e aggravio IRPEF

Prendiamo i mutui ad esempio: chi poteva godere della detrazione delle spese nella dichairazione dei redditi, d’ora in poi non potrà più usufruirne come prima;merito della soglia dei 3mila euro prevista dalla Legge di Stabilità, che prosciugherà con ogni probabilità qualsiasi altra agevolazione fiscale.

Chi detiene redditi sopra ai 15mila euro, dovrà fare a cazzotti con la propria calcolatrice per comprendere quanto alla fine dell’anno sarà costretto a pagare con tutte le detrazioni cancellate visto il tetto massimo di 3mila euro decretato dalla Legge relativo alle detrazioni complessive.

Inoltre, qualora gli interessi passivi del mutuo portati in detrazione superino i 3mila euro, diventerà impossibile applicare altre detrazioni: e con ciò vogliamo intendere che potremmo togliere dalle detrazioni finora spettanti i prestiti, le spese funebri, le spese per l’istruzione, le assicurazioni sulla vita o sul rischio di invalidità, le attività sportive dei figli, l’affitto, le spese di intermediazione immobiliare per la prima casa.

La scure sugli sconti fiscali si è abbattuta improvvisamente, dal giorno alla notte, mandando nello scompiglio più totale i contribuenti già impegnati a duri calcoli per valutare tutto il detraibile previsto dall’art. 15 del Testo unico delle imposte sui redditi. Escluse dalla lista nera: le spese sanitarie, le spese per addetti all’assistenza personale di persone non autosufficienti (per un importo che non superi i 2.100 euro e per soli redditi sotto i 40mila euro), le spese per servizi di interpretariato delle persone sordomute e per i cani guida dei non vedenti.

L’aggravio IRPEF che si abbatterà sui contribuenti porterà un incremento di circa 190 euro in più di tasse, senza contare tutte le spese che proverranno dalle detrazioni non più usufruibili, per arrivare a un totale (in media) di 800 euro in più all’anno.

Ciò che emerge, a una lettura più approfondita (dopotutto siamo un Paese che dimentica in fretta), è che sulla prima casa il contribuente italiano si troverà a pagare un ingente esborso, se si conta anche l’IMU, mentre il risparmio è esentato nella sua quasi totalità. Così, oltre all’IMU si aggiungerà anche l’incremento IRPEF sul mutuo.

A quanto riportano gli analisti del Sole 24 Ore, l’aggravio fiscale su un mutuo trentennale di 170mila euro sarà di 4.500 euro in più relativo solamente al prestito, a cui sarà necessario aggiungere l’aggravio derivante dallo stop alle altre detrazioni, che durerà 24 anni.
Chi invece abbia un mutuo ventennale di 130mila euro, potrà tornare a godere delle detrazioni dopo 15 anni. Sempre che vi sia arrivato con le tasche piene, s’intende.

Non sono in pochi a sperare che il governo ("Aperto alla discussione su tutto", a quanto riporta Grilli) possa ripensarci. I contribuenti, tuttavia, sono già sul piede di guerra se le cose non dovessero cambiare.

Quando scattano le nuove aliquote?

L’incremento dell’aliquota IVA scatterà dal 1° luglio 2013 e sarà così suddiviso:

 aliquota dal 21% al 22% su prodotti e servizi quali: abbigliamento, auto e motoveicoli, biciclette, servizi di telefonia mobile, tabacchi, carburante, elettrodomestici, mobili, contabilità e servizi legali.

 aliquota dal 10% all’11% su: generi alimentari, gas ed energia elettrica, mezzi di trasporto come treni e aerei, medicine, ristrutturazioni edilizie, acquisto seconde case di lusso, ristoranti e alberghi.

 invariata aliquota del 4% su: beni di prima necessità (alimentari), giornali, libri, prima casa, mense aziendali e scolastiche.

Dall’aumento delle aliquote Iva si prevede un forte decremento dei consumi (quasi dell’1%), un aumento dell’inflazione, e un aggravio per le imprese che lavorano nei settori più importanti dell’economia italiana, come il turismo. Sotto questo aspetto, dunque, la tanto paventata crescita sembra sempre più un miraggio.

La riduzione delle aliquote IRPEF avverrà nel seguente modo:

 aliquote IRPEF dal 23% al 22% su: redditi sotto i 15mila euro, valido dal 1° gennaio 2013 (riduzione fiscale media di 150 euro);

 aliquote IRPEF dal 27% al 26% su: redditi fino a 28mila euro, dal 1° gennaio 2013 (riduzione fiscale media di 280 euro).

Notate bene: la riduzione fiscale media diretta di 280 euro vale anche per i redditi sopra i 28mila euro.

Il gioco delle tre carte del governo, tuttavia, è facilmente smentibile, considerando che l’aumento dell’Iva si farà sentire di più rispetto al decremento dell’IRPEF e considerando soprattutto che sulle famiglie più povere peserà solo l’aumento dell’Iva.

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