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La Fao avverte: nel prossimo decennio il mondo sarà più affamato

sabato 12 luglio 2014, di Alessandro Iacopini

La Fao ha presentato oggi a Roma il suo outlook sull’agricoltura per il prossimo decennio, e non ne emerge nulla di buono.

Secondo l’organismo internazionale, infatti, nel periodo 2014-2023 servirà una crescita consistente della produzione agricola per rischiare di non affamare la popolazione mondiale, che tenderà a crescere di circa mezzo miliardo di unità.

Ci sarà bisogno soprattutto di cereali e carne: mentre i primi continueranno ad essere una componente alimentare chiave in tutti i paesi del mondo, la carne, secondo la Fao, sarà sempre più consumata nei paesi attualmente definiti in via di sviluppo.

Questo comporterà un aumento della popolazione animale e, di conseguenza, un aumento di cereali da foraggio e semi oleosi, necessari per il nutrimento degli allevamenti.

Secondo la Fao, ci saranno tuttavia alcuni grandi problemi che limiteranno la crescita della produzione agricola: il rapporto cita l’aumento dei costi di produzione, la limitata espansione di terreni agricoli, le preoccupazioni ambientali e i cambiamenti del contesto politico.

Da un punto di vista geografico, come nell’ultimo decennio, la crescita della produzione sarà guidata da America Latina, Africa sub-sahariana, Europa orientale e parte dell’Asia mentre in Europa occidentale la crescita sarà solo marginale.

In particolare, le regioni in via di sviluppo potranno contare sul 75% di ulteriore produzione agricola nel prossimo decennio e la produzione mondiale di cerali crescerà entro il 2023 del 15%.

Un occhio al mercato
Il continente americano continuerà ad essere il maggiore esportatore mondiale di prodotti agricoli, mentre la Cina, e in generale tutta l’Asia, diventerà importatrice netta.

Entro il 2023 l’Asia presenterà un deficit commerciale su tutti i prodotti, ad eccezione di riso, oli vegetali e pesce. La Cina, in particolare, importerà la maggior parte dei prodotti agricoli.

L’India, al contrario, diventerà uno dei principali esportatori di cereali, di riso, di carne e di cotone.

Tuttavia, l’aumento del volume del commercio sarà molto lento e più contenuto rispetto ai decenni precedenti: per i cereali e la carne, per esempio, si prevede un aumento di circa l’1,5% e il 2,5% annuo in termini di volume, che è solo la metà rispetto alla crescita del periodo 2003-2014.

In Europa orientale, nonostante le difficoltà politiche, l’Ucraina si confermerà primo esportatore europeo di semi oleosi e cereali mentre per l’Europa occidentale si prevede invece una bilancia commerciale negativa, con esportazioni stabili e una domanda domestica stabile.

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