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L’Egitto fa tremare i mercati mondiali. Il prezzo del petrolio vola a quota 100$

mercoledì 3 luglio 2013, di Vittoria Patanè

Non si sono ancora placate le discussioni sulla cosiddetta “primavera araba” e l’Egitto è nuovamente in rivolta.

La tensione sale, i rischi crescono e il fantasma di un ennesimo colpo di Stato si avvicina sempre di più. L’esercito ha chiesto le dimissioni del Presidente Mohammed Morsi, lui, dal canto suo, non ha la benchè minima intenzione di cedere, “Proteggerò la democrazia con la sua vita.

Oggi alle 17 scadranno i termini dell’ultimatum. Se non andrà via da solo, saranno i militari a cacciarlo con la forza.

La preoccupazione internazionale è palpabile e si rispecchia anche nel globale andamento finanziario odierno. Le borse vanno giù e il trend negativo non accenna a fermarsi.

Il prezzo del Petrolio, dopo l’annuncio dell’aut aut dei militari è volato al livello record di 102 dollari al barile, con un volume di ordini impressionante.

L’andamento del petrolio

Il light crude oil, il petrolio usato come indice di riferimento per i prezzi dell’import che viene scambiato sulla piattaforma WTI (West Texas Intermediate) ha sfondato quota 100 dollari (per la prima volta da settembre scorso) per poi scendere leggermente nel corso della giornata a 101,35$ al barile, con un rialzo dello 1,75%.

Il brent crude oil invece si trova attualmente a 104,75$ al barile, con un aumento rispetto a stamattina dello 0,75%.

David Lennox, analista finanziario, ai microfoni della BBC ha spiegato come i prezzi standard dovrebbero aggirarsi tra i 90 e i 95 dollari al barile:

"Se la crisi egiziana non si trasforma in qualcosa di più grande allora i prezzi scenderanno probabilmente su questi livelli",

ha spiegato Lennox.

Ma I timori crescono e l’Egitto è solo l’ultima delle cause dell’aumento. A questo si aggiungono infatti le sanguinose rivolte siriane e l’instabilità politica libica, Paesi che tradizionalmente si situano tra i maggiori esportatori di petrolio. Se l’instabilità generale sfociasse in qualcosa di più, per l’oro nero sarebbero dolori.

Ciò che non tutti sanno è che il Canale di Suez rappresenta il punto di snodo di 2/3 del petrolio destinati ai mercati del vecchio continente. Ebbene attualmente nella città imperversano gli scontri tra i seguaci del Presidente Mohammed Morsi e i ribelli. Nella sola giornata di ieri ci sono stati ben 45 feriti e i contrasti non accennano a fermarsi.

Se la situazione in Egitto dovesse precipitare, l’andamento dell’oro nero potrebbe essere fortemente compromesso.

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