Home > Altro > Archivio > IS: petrolio, reperti, contanti. Una fortuna da 3 mln di dollari al giorno. (…)
IS: petrolio, reperti, contanti. Una fortuna da 3 mln di dollari al giorno. Ecco quanto "fattura" lo Stato Islamico
mercoledì 17 settembre 2014, di
Obama ha deciso che l’unico modo per combattere l’IS è bombardare il loro territorio, una porzione di terra che si estende tra Iraq e Siria e sulla quale vivono 8 milioni di persone. Una distesa immensa controllata da un esercito di 30mila persone reclutate in tutto il mondo. Ma forse, analizzando bene la situazione, bombe, armi e soldati non serviranno a risolvere la situazione.
In confronto allo Stato Islamico, Al Qaeda sembra un’associazione studentesca. La sua vera forza infatti non risiede nelle milizie, nelle armi, negli attentati terroristici o nelle barbare uccisioni perpetrate nel corso delle ultime settimane. L’IS non è infatti solo un gruppo di integralisti che mira a combattere l’occidente, è una vera e propria azienda che fattura 2-3 milioni di dollari al giorno.
Le loro fonti di reddito sono innumerevoli:
– petrolio,
– reperti archeologici,
– tasse imposte ai cittadini delle aree poste sotto il controllo dell’IS,
– rapimenti,
– estorsioni,
– donazioni.
Secondo fonti dell’intelligence il gruppo disporrebbe di oltre 2 miliardi di dollari di liquidità.
Il Petrolio dell’IS
La prima fonte di guadagno dell’IS è senza dubbio il greggio. Il gruppo controlla i pozzi siriani della provinciadi Deir Al Zor, che da soli pompano tra i 30mila e i 70mila barili al giorno. A questi si aggiungono i giacimenti del Nord (40mila barili al giorno).
Attraverso alcune raffinerie artigianali situate nei territori posti sotto il loro controllo, i Jihadisti vendono poi il carburante in Siria, in Turchia, in Iraq e in Kurdistan. Perché i finanziatori comprano da loro e non sul mercato ufficiale? Perché un barile comprato dall’IS costa tra i 10 e i 22 dollari a fronte dei 100 del valore di mercato reale.
Tasse
Il commercio del petrolio fa guadagnare ai miliziani 2-3 milioni al giorno. A questi si aggiungono poi i soldi derivanti dalle tasse imposte sui territori occupati.
L’IS funziona come un vero e proprio governo. In cambio di servizi di base, infrastrutture e sicurezza chiede ai cittadini delle tasse. Un esempio? Per circolare nelle terre controllate i camion pagano una tassa di 400 dollari, i pick-up devono versarne 100, le auto 50. E ancora: a Raqqa i commercianti versano un contributo per la raccolta dei rifiuti. In alcune zone i jihadisti si occuperebbero addirittura della distribuzione dell’elettricità.
A questo si aggiunge quello che in Italia verrebbe chiamato "pizzo". Imprese, negozi, attività di commercio ecc. sono soggette a continue estorsioni e vessazioni.
Il fatturato di tutto ciò? Secondo l’ex capo della polizia di Ninive, Mahadi Gharawi, 8 milioni di dollari al mese.
Reperti archeologici.
Ma l’IS ha anche un ottimo gusto estetico. Secondo il quotidiano inglese The Guardian, il contrabbando di reperti archeologici recuperati a Al Nabuk (Siria) ha fruttato ben 36 milioni di dollari.
La rapina alla Banca Centrale
Nello scors mese di giugno l’esercito dell’IS ha conquistato Mosul ed è riuscito ad entrare nei caveau della Banca Centrale.
Sembrerebbe un film, ma non lo è. I Jihadisti sono entrati in possesso di un tesoro che si aggira tra gli 85 (fonti locali) e i 400 milioni di dollari. Un ammontare di denaro incredibile che contribuisce in maniera considerevole al potere dello Stato Islamico.
I finanziamenti occidentali
Ricordiamo inoltre che in passato sono stati gli stessi Paesi occidentali ad ingrassare le tasche dell’IS, fornendo dei finanziamenti indiretti con lo scopo di rovesciare il regime di Assad.
Insomma se non si riuscirà a colpire al cuore il potere economico dello Stato Islamico, le bombe e i soldati, da soli, potranno fare ben poco.