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I francesi fanno razzie in Italia, ecco come l’Economist commenta le ultime acquisizioni

venerdì 26 luglio 2013, di Vittoria Patanè

Per quanto irritante, ha senso per i brand italiani vendere alle firme francesi

“ Un popolo di poeti, artisti, eroi, santi, pensatori, scienziati, navigatori, trasmigratori”

Questo si legge sull’iscrizione posta sulla decorazione del Palazzo della Civiltà italiana, un monumento dell’era fascista situato a Roma. Gli stilisti dovrebbero essere aggiunti alla lista delle cose che rendevano orgoglioso Benito Mussolini. Fendi, un brand che produce vestiti e accessori controllato da Louis Vuitton Moët Hennessy (LVMH), gruppo francese attivo nel settore dei beni di lusso, ha annunciato lo scorso 7 luglio che il suddetto palazzo verrà utilizzato come quartier generale e vetrina per il marchio “Made in Italy”.

È l’ultima di una serie di mosse messe in atto da LVMH per ampliare il suo potere sul lusso italiano. A giugno hanno preso il controllo di Cova, azienda di proprietà familiare di pasticcerie con una caffetteria nel quartiere modaiolo di Milano menzionata anche da Hemingway in “Addio alle armi”. L’8 luglio ha pagato 2 miliardi (2,6 miliardi di dollari) per acquisire l’80% di Loro Piana, azienda produttrice di cashmere e lana sottile. Due anni fa il gruppo francese ha acquistato Bulgari, marchio di gioielleria, e ancora prima, nel 200, ha acquisito Pucci, produttore di vestiti e accessori. Kering, rivale di LVMH in Francia, non ha voluto rimanere indietro, inglobando la casa di moda fiorentina Gucci e comprando Richard Ginori, la compagnia di porcellane toscana, andata in fallimento a Maggio.

Altri investitori stranieri, su tutti la famiglia reale de Qatar con i suoi fondi di investimento, hanno a loro volta fatto shopping tra i più famosi marchi del Paese. Ma gli italiani sono stati particolarmente suscettibili in merito alle razzie Francesi. Questi ultimi hanno valicato le Alpi sin dal 2011, quando Lactalis, una compagnia francese di latticini, è riuscita nel difficile tentativo di controllare Parmalat, la rivale italiana che era stata precedentemente colpita da uno scandalo amministrativo.

Innocenzo Cipolletta, in passato a capo di Marzotto, altra azienda di vestiario, ha sottolineato che le firme italiane sono finanziariamente più carenti rispetto ai grandi Gruppi francesi all’interno del mercato del lusso. Fortunatamente, i francesi si prendono amorevolmente cura dei loro acquisti italiani. Ciò nonostante, alcuni italiani ancora sognano un consolidatore nazionale. A questo proposito è stato fatto il nome di Ferragamo, casa di moda fiorentina quotata in borsa nel 2011. “Mai dire mai, ma è difficile convincere le aziende di famiglia a cooperare”, ha sottolineato Ferruccio Ferragamo, presidente e figlio del fondatore.

Fonte:The Economist. Traduzione a cura di Vittoria Patanè

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