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Grecia: impasse politico e verità sul debito. Eurozona sempre più instabile

giovedì 22 novembre 2012, di Federica Agostini

L’impasse politico che caratterizza la questione della Grecia in questi giorni è ormai all’apice, le conseguenze del ritardo nel trovare una soluzione possibile e sostenibile al debito della Grecia non fanno altro che alimentare l’incertezza e l’instabilità della Grecia e, con lei, di tutta la zona Euro. La Grecia ha fatto i compiti a casa, ma forse non è sufficiente.

Grecia: i compiti a casa

Quando lo scorso marzo i leader dell’Eurozona accordarono alla Grecia gli aiuti finanziari di cui aveva bisogno, l’accordo prevedeva che il paese ellenico avrebbe fatto i "compiti a casa", introdotto le riforme strutturali, sistemato i bilanci e quanto altro fosse necessario per rimettersi al passo con i suoi partner europei.

Passati sei mesi, la Grecia ha portato al compimento i compiti assegnati, ma l’impasse diplomatico tra i suoi "compagni" e il Fondo Monetario Europeo riguardo alla sostenibilità del programma, lascia ancora Atene senza i 44 miliardi di Euro che le furono promessi.

Conseguenze economiche

Il ritardo di cui ormai parla tutto il mondo, non farà certo bene all’economia della Grecia. Inoltre, la metà del denaro sarà appena sufficiente alla ricapitalizzazione del settore bancario, attualmente tenuto in vita dalla BCE. Così, mentre le banche elleniche vivono questo periodo mortifero, le aziende sono costrette ad ingegnarsi per portare avanti la loro economia, e non farla affondare dalla recessione che, invece, le trascina verso il tracollo.

Conseguenze politiche

Le conseguenze politiche di questo "tira-e-molla" a livello internazionale sono quanto mai più tossiche. Il governo Samaras, eletto all’inizio dell’estate, ha investito molto (se non tutto) nel programma del consolidamento fiscale che i suoi creditori avevano richiesto e quello che ha ottenuto non è nient’altro che umiliazione, dai suoi "partner" e dai media di tutto il mondo. La Grecia ce la fa? Non ce la fa? Ma il problema, a questo punto, non sono soltanto i sentimenti del primo ministro ellenico, ma la coalizione e l’opinione pubblica, sempre più propensa all’anti-europeismo. Gli sforzi e i sacrifici non apprezzati non fanno altro che alimentare quel senso di incertezza sia per chi vive in Grecia, sia per chi guarda da fuori. E l’incertezza, lo sappiamo bene, non fa piacere né ai mercati, né all’Europa.

Il 70% del debito

Promettere che presto arriveranno aiuti è altrettanto poco sufficiente ad assicurare la sostenibilità del debito ellenico, ed è per questo che il FMI insiste affinché l’Eurozona accordi la possibilità di una nuova ristrutturazione del debito; circa il 70% del debito della Grecia è nelle mani delle istituzioni dell’Eurozona. A questo punto, la dura realtà che poco piace al blocco dei 17 è che: rimettere parte dei capitali investiti e condividere l’amarezza dei "tempi duri" è l’unico modo per tenere la Grecia in piedi, e con lei l’Eurozona. Eccola, la verità.

Il meccanismo della ristrutturazione dovrebbe tenere conto delle difficoltà dei creditori, certo, ma ad esempio si potrebbero estendere le forme di maturazione o abbassare i tassi di interesse. In questo modo, forse, si salverebbe anche l’opinione pubblica dei cittadini dei governi creditori.

Il trucco...

Il punto, ancora una volta, sono i mercati che guardano all’inettitudine dell’Eurozona. La saga della questione Grecia si ripete ormai da tempo, ma ciò che i leader politici sembrano aver perso di vista è che è la fiducia è molto più facile perderla, che riconquistarla. I ritardi, gli impasse, le contraddizioni e le false speranze come possono dare fiducia ai mercati o ai cittadini, quando il trucco è ormai svelato?

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