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Grecia: Tsipras chiede alla Germania le riparazioni di guerra. Storia alla mano, non ha neanche tutti i torti

mercoledì 11 marzo 2015, di Vittoria Patanè

Continua la tensione tra Grecia e Germania. Dopo il nulla di fatto scaturito dalla riunione dell’Eurogruppo e dopo le minacce elleniche di "inondare l’Europa di migranti" nel caso in cui la Nazione non dovesse riprendersi, il Primo Ministro Alexis Tsipras e il ministro della Giustizia Nikos Paraskevopoulos tornano alla carica sulle riparazioni che la Germania dovrebbe pagare alla Grecia per i danni procurati durante l’occupazione nazista della seconda guerra mondiale.

Un argomento che nel corso degli ultimi mesi è stato affrontato più volte dai vertici ellenici, non si sa se per provocazione o per una reale intenzione di ottenere quei soldi che secondo loro spetterebbero di diritto alla Nazione.

Berlino ha più volte ribadito di aver già pagato, ma Tsipras non si dà per vinto e, in occasione dell’ultimo dibattito parlamentare, accusa la Germania di utilizzare "trucchi legali" per evitare di pagare:

"La Germania non ha mai risarcito in modo appropriato il danno provocato alla Grecia dall’occupazione nazista. Dopo la riunificazione della Germania nel 1990, sono state create le condizioni legali e politiche affinché questa questione venisse risolta. Ma, da allora, i governi tedeschi hanno scelto il silenzio, i trucchi legali, e la via del posticipare".

Secondo il Premier greco, i crimini nazisti "sono ancora vividi" ed è un obbligo morale "ricordare quello che le forze tedesche hanno fatto al Paese".

Concluso il discorso di Tsipras, a rincarare la dose è arrivato il ministro della Giustizia Paraskevopoulos che, secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco Der Spiegel, ha paventato la possibilità di confiscare gli asset tedeschi presenti sul territorio greco.

Parole che sicuramente non contribuiranno a rasserenare i rapporti tra le due Nazioni, giunte praticamente ai ferri corti.

Bisogna però sottolineare che, parlando delle riparazioni di guerra, Tsipras tutti i torti non ce l’ha. Qualche anno fa, un professore tedesco di storia economica, Albrecht Ritschl, nel corso di un’intervista a "Spiegel Online" definì la Germania il debitore più inadempiente del XX secolo. In entrambe le guerre infatti, Berlino si è ritrovata milioni su milioni di debiti da pagare in qualità di Paese sconfitto, ma anche di "causa" dei conflitti. Debiti che, a ben vedere, non ha onorato.

Ma c’è di più, perché l’intransigente Germania, dopo aver affrontato nel corso del secolo scorso ben due default, ha goduto di "condoni"dei debiti di guerra che hanno consentito alla Nazione di riprendersi e di diventare una delle principali potenze economiche del pianeta. La crescita infatti non si costruisce in pochi giorni e quella dei tedeschi ha radici ben lontane. Inoltre, sottolineiamo che, tra i vari Paesi che hanno deciso di condonare i debiti derivati dai due conflitti mondiali, figurano l’Italia e la Grecia.

Germania: i debiti della Prima Guerra Mondiale
Alla fine della Prima Guerra Mondiale, l’economista John Maynard Keynes sostenne che il conto richiesto alla Germania dagli Stati vincitori fosse troppo esososo. Ripagandolo per intero, Berlino non sarebbe mai potuta rinascere. A ben vedere infatti, l’ammontare del debito era pari al 100% del PIL tedesco.

Così, nel 1923 arrivò il celeberrimo default, con la Repubblica di Weimar che soccombette sotto i colpi dell’iperinflazione.

A quel punto, Adolf Hitler prese in mano la situazione e decise, unilateralmente, autonomamente, di non onorare il debito. Molto tranquillamente, smise di pagare e rinvestì i marchi risparmiati nell’economia tedesca e nel riarmo.

Germania: le riparazioni della seconda guerra mondiale
La storia della seconda guerra mondiale è ben nota, la sua conclusione anche. Ancora una volta, in qualità di Paese sconfitto, la Germania si ritrovò a dover pagare un ammontare di debiti spropositato per via di tutto quello che "aveva combinato". Quanto? 23 miliardi di dollari in totale, un importo che Berlino non sarebbe mai riuscita a ripagare.

In questo periodo, mentre l’URSS pretese ed ottenne il pagamento dell’intera somma, il 24 agosto 1953 altri 21 Paesi (tra i quali Gran Bretagna, Francia, Spagna, Italia e Grecia) riuniti a Londra firmarono un trattato che sanciva un taglio del 50% del debito tedesco, che passò dunque da 23 a 11,5 miliardi di dollari, da ripagare nell’arco di un trentennio. Una soluzione che consentì alla Germania di prendere tempo, mentre affrontava il secondo default. L’altro 50% infatti avrebbe dovuto essere rimborsato dopo l’unificazione.

Nel 1990 però, dopo la caduta del muro, l’allora cancelliere Helmut Kohl non volle rinegoziare il trattato, consapevole che il pagamento del resto della somma avrebbe causato l’ennesimo fallimento. A questo punto, le altre Nazioni europee, comprese Italia e Grecia, decisero di non esigere quanto spettava loro.

Cinque anni fa, i tedeschi hanno finito di riparare ai debiti imposti dal Trattato di Londra, senza il quale, la Germania dovrebbe versare debiti per altri 50 anni. Senza contare, che i soldi risparmiati e dilazionati negli anni, hanno consentito a Berlino di effettuare investimenti e riforme, nonché di entrare nella Banca Mondiale, nel Fondo Monetario Internazionale e nell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Germania e Grecia: le riparazioni di Guerra
Nel corso degli ultimi anni, la Grecia ha più volte sollevato il problema delle "riparazioni tedesche" dovute per i danni subiti dal Paese nel corso dell’invasione del 1941.

Secondo Syriza, la Germania dovrebbe agli ellenici ben 162 miliardi di euro, quasi la metà di quel debito che la Grecia sta cercando di rinegoziare.

Numeri che, a parere degli esperti, sarebbero sovrastimati. Berlino dal canto suo, nega qualsiasi debito dopo il pagamento di 116 milioni di marchi del 1960. Proprio qui sta il nodo della questione. Per i greci il versamento del ’60 rappresentava un acconto (il resto sarebbe dovuto arrivare dopo la riunificazione), per la Germania un saldo.

Berlino non ha dunque nessuna intenzione di discutere ulteriormente la questione, mentre Tsipras considera questi soldi fondamentali per risollevare l’economia greca.

Con ogni probabilità, la polemica si risolverà nuovamente in favore della Germania, ma se guardasse un po’ al recente passato, e ai numerosi sconti ottenuti dagli altri Paesi europei ed extraeuropei, forse Berlino potrebbe anche evitare di essere così "intransigente" e pensare che, se anni fa le fosse stato riservato lo stesso trattamento, probabilmente oggi non sarebbe la prima potenza economica d’Europa

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