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Governo, immobili pubblici: maxi-dismissione per abbattere il debito. Ecco il piano

mercoledì 10 luglio 2013, di Marta Panicucci

"E’ nelle intenzioni del Governo confermare l’impegno ad attuare politiche di valorizzazione e dismissione del patrimonio pubblico". Lo ha affermato il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, in un’audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Torna quindi in gioco l’idea, per un certo periodo messa da parte, di utilizzare il patrimonio immobiliare pubblico per abbattere almeno in parte il debito italiano.

Un intervento choc per abbattere il debito pubblico, arrivato in aprile alla cifra di 2.041,3 miliardi di euro, quasi il 130% del prodotto interno lordo. Lo hanno chiesto al premier Enrico Letta il vicepresidente del Consiglio, Angelino Alfano, e il capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, ma anche il capo dei senatori di Scelta civica, Gianluca Susta. E anche il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda, ha insistito sulla necessità di prendere iniziative in questa direzione. Proposta bene accolta e senza alcuna contrarietà da parte del premier Letta e del ministro dell’Economia Saccomanni.

Il piano di Grilli

L’idea era nata nel corso del governo Monti grazie ad un piano dell’ex ministro dell’Economia Vittoria Grilli che prima di lasciare il suo ministero ha posto il primo mattone per il progetto di dismissioni. Grilli ha creato infatti una società di gestione del risparmio, che avrà il compito di gestire un fondo che comprenda tutti gli edifici i fabbricati e i terreni di proprietà dello Stato. Questi immobili già in parte individuati dal Tesoro possono fruttare circa 15-20 miliardi ogni 12 mesi. Il progetto prevede la vendita sul mercato di quote del fondo creato ad hoc che porterebbe nelle casse dello stato circa 100 miliardi in 5 anni da utilizzare per abbassare il debito pubblico.

Il piano di Brunetta

Secondo il capogruppo del Pdl alla camera Renato Brunetta il piano di Grilli può farsi più ambizioso ed arrivare a rastrellare 210-230 miliardi di euro grazie alla valorizzazione e alla dismissione degli immobili pubblici. L’idea di Brunetta sembra aver trovato consensi all’interno della maggioranza e del governo anche se il ministro Saccomanni si è mostrato un po’ scettico sulle cifre evocate dal pidiellino.

Il piano in pratica prevede la nascita di una società veicolo in cui confluiranno le attività e tutti gli immobili pubblici. Le quote di questa società saranno acquistate da fondazioni, compagnie assicurative e banche e potrà emettere delle obbligazioni sul mercato. Queste, emesse a media-lunga scadenza (15 o 20 anni), avranno come garanzia gli immobili stessi confluiti nella società. Le obbligazioni emesse da questa nuova entità, un soggetto di diritto privato, non rientreranno nella contabilità nazionale e possono concorrere all’abbattimento del debito pubblico.

Le stime

Le potenzialità per creare, partendo dal patrimonio immobiliare italiano, un tesoretto consistente ci sono tutte. Come evidenzia uno studio del ministero dell’Economia e delle Finanze il valore complessivo dei fabbricati in mano dello Stato ammonta a circa 368 miliari di euro.

Un altro dato però potrebbe frenare gli entusiasmi circa l’attuazione del piano. Gli immobili dello Stato, non sono tutti dello Stato che ne detiene solo il 20%. La quota restante è in mano alle regioni, 29 miliardi alle province, 25 miliardi alle Asl e 10 miliardi alle università. La quota maggiore spetta invece ai Comuni che, sempre secondo i tecnici ministeriali, detengono 227 miliardi di euro di immobili pubblici.

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