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Governo Renzi: approvato il Def, al via i tagli alla spesa pubblica
mercoledì 9 aprile 2014, di
Un Consiglio dei Ministri tenutosi nel tardo pomeriggio di ieri, approva il Def, il Documento di Economia e Finanza per la programmazione economica annuale. Le novità sono molte e possono riassumersi con un cambio di rotta netto nella tassazione: riduzione della spesa pubblica e nuove tassazioni a carico delle banche.
Il provvedimento, nelle parole del Premier Renzi, è uno dei tasselli di quell’operazione di giustizia sociale che dovrà garantire agli italiani le promesse già fatte ovvero il taglio dell’Irpef per dare agli italiani dal reddito medio-basso l’equivalente di una quattordicesima. Si tratta dei famosi 80 euro in più in busta paga che arriveranno con il taglio dell’IRPEF. Non solo, è previsto anche un beneficio per gli incapienti (le persone che non arrivano neanche ai 15.000 euro di reddito annuo), grazie a una "soluzione tecnica" che permetterà di estendere a 14 milioni di italiani la diminuzione della pressione fiscale.
Come già anticipato, le coperture maggiori della manovra dovrebbero arrivare dai tagli alla spesa e dalla spending rewiew ma anche da una tassazione maggiore delle banche e da gettito IVA che arriverà, grazie ai rimborsi dei debiti della pubblica amministrazione. Prime vittime della scure del Governo saranno i manager pubblici i cui stipendi saranno pesantemente decurtati: in base al piano di tagli messo a punto da Cottarelli e, successivamente, riveduto e corretto da Palazzo Chigi, dovrebbe essere fissato un tetto agli stipendi dei supermanager che si aggirerebbe intorno ai 238.000, quindi anche al di sotto degli stipendi dell’Inquilino del Quirinale e del Primo Presidente della Corte di Cassazione. Non solo, il Premier ha anche affermato che "il 10% della retribuzione la si prenderà solo se il paese va bene, come le stock options nelle aziende. Non è possibile che un manager prenda un premio massimo se il paese va a rotoli. Da adesso inizia a pagare chi non ha mai pagato".
A tal proposito Renzi ha auspicato anche che il tetto agli stipendi possa essere allargato anche agli organi costituzionali, primi fra tutti i Presidenti di Camera e Senato che, in tal modo, dimostrerebbe coraggio e capacità di mettersi in sintonia con le esigenze attuali del Paese.
Stretta anche sulla pubblica amministrazione che sarà ridimensionata e snellita. Si parte dall’eliminazione degli enti inutili, il CNEL primo fra tutti. La sanità, invece, settore tradizionalmente a rischio tagli, la cui spesa però è destinata a crescere nei prossimi anni con l’invecchiamento della popolazione, non subirà tagli lineari ma interventi mirati soprattutto nei casi di mala amministrazione, a livello regionale.